Sul comodino della casa di mia madre
v’era da decenni un libro, nella stessa posizione da lustri, quasi incollato al
mobile, facente parte indissolubilmente dello stesso. L’ho preso e l’ho letto
in una mezz’ora e ho sentito che questo
breve racconto, forse più correttamente definibile come una novella, era
opportuno fosse messo alla attenzione di più occhi e, dunque, di più anime: la leggenda del Santo Bevitore di Joseph
Roth, Adelphi, su cui Ermanno Olmi si è basato per un suo mirabile lavoro cinematografico.
Joseph Roth (1894-1939) fu ufficiale
dell’esercito austriaco durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1933 fu costretto a
scappare dalla Germania con l’avvento del regime hitleriano. Ha scritto
romanzi, saggi e novelle fra cui questa,
pubblicata nel 1939.
La storia si svolge a Parigi, ove un barbone grande bevitore (l’elemento dell’alcolismo è autobiografico) compie
un incontro miracoloso con una persona
che, in ragione della propria conversione religiosa e venerazione per Santa Teresa di Lisieux, gli dona duecento franchi. Dopo sarà un susseguirsi
di piccoli e gran di miracoli che, nel concatenarsi fra di loro, determinano
una suggestiva sensazione nel foro
interno del lettore.
Non so se è facile trovarlo, ma
provateci!
Fabrizio Giulimondi
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