Ho letto di Stefano Benni l’ultimo libro intitolato “Di
tutte le ricchezze”, Narratori Feltrinelli editore, e non so se consigliarvelo.
Un professore universitario di letteratura in pensione
e che si è ritirato a vivere da solo in campagna si racconta. La solitudine è
il leit motif della storia, interrotta
dall’arrivo di una giovane coppia nella villetta di fronte. Lei è bella e confusa, lui è un po’ violento, un po’
alcolista e molto confuso. Al professore tornerà a battere – inutilmente – il
cuore. Durante la narrazione sono sparse numerose – alcune belle – poesie di un
certo poeta – inventato – soprannominato Catena, oggetto degli studi del
protagonista.
Lo stile adoperato da Benni palesa i suoi interessi di
autore teatrale, inframmezzato da prosa, poesia e linguaggio favolistico, specie
quando il solitario intellettuale dialoga con il suo cane Ombra, la capra,
l’istrice, il cinghiale, il lupo e varia altra fauna. Le parti in prosa sono
cosparse di neologismi, combinazioni di
parole con una certa carica suggestiva
per il lettore (come inzavorrato di vino),
di espressioni in disuso e locuzioni richiamanti linguaggi e terminologie più vicine all’arte
poetica.
Può darsi che a qualcuno di Voi possa piacere più di quanto abbia gradito io.
Fabrizio Giulimondi
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