“Un romanzo magnifico. Una scrittura splendida, dura, efficace come un pugno in faccia. Leggete questo libro grandioso e rimarrete stupefatti.”. Non posso non essere d’accordo con il settimanale d’oltralpe L’express in merito all’ultima fatica letteraria del professore di letteratura, scrittore e sceneggiatore parigino Pierre Lemaitre, “Ci rivediamo lassù” (Mondadori), vincitore del Prix Goncourt 2013, eletto miglior romanzo dell’anno dalla rivista “Lire” e di cui già sono state vendute in Francia 500.000 copie.
Due
novembre 1918, a pochi giorni dalla firma dell’armistizio dell’11 novembre che
determinò la fine del primo conflitto mondiale, due militi dell’esercito
francese, l’indeciso e piagnucoloso Albert
e l’istrionico e “strano” Edouard, sono affasciati dal medesimo evento - rischiando il primo la vita e rimanendo il secondo
mostruosamente sfigurato in volto - cagionato dal loro ufficiale Pradelle, un mascalzone privo
di etica e scrupoli.
Quattordici
luglio 1920, festa nazionale in ricordo
della presa della Bastiglia, occasione per commemorare i tanti, troppi, infiniti morti e mutilati in
armi e civili figli di Francia, dentro la bolgia dei sedici milioni di corpi inermi che la Grande Guerra si è portati con sé.
Nel
frattempo la potente e ricchissima famiglia di Edouard crede questi morto, a seguito dello scambio di
identità realizzato dall’amico Albert con
un defunto vero, anche se tale decesso non è un dramma per il padre del finto cadavere, perché quel
figlio “strano” era di impaccio e imbarazzo per la reputazione della sua gens.
Ma la
vita è traditrice e Albert, che aveva ordito l’inganno, si trova a lavorare per
il genitore di Edouard e a sottrargli ingenti somme di denaro, per finanziare
le attività truffaldine e fraudolente concepite dal figlio, che è all’oscuro di
stare danneggiando il padre, il quale si troverà ad ammazzare colposamente un
figlio che pensava morto e scoprirà vivo solo nell’atto di togliergli la vita.
La
nemesi storica colpirà anche l’infame Pradelle, divenuto inconsapevolmente
cognato di Edouard, entrambi uniti da un vincolo criminale nell’affare del
momento: la gestione di cimiteri per ospitare le masse informi di cadaveri, la
loro esumazione, inumazione e trasporto, oltre la costruzione di monumenti
celebratici dei caduti in battaglia.
I
veri e unici domini della narrazione
sono la Nemesis, la Tuke, che, come
ripete Eschilo nella sua tragedia “Agamennone”,
“hanno i piedi di piombo”: la Sorte,
la Giustizia, la Vendetta sono lente, ma
inesorabili e, alla fine, arrivano.
Affresco
di grande potenza evocativa, “Ci rivediamo lassù” è un capolavoro
appassionante e rocambolesco che non può non stare sul comodino vicino al proprio letto.
Fabrizio Giulimondi
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