Un Claudio Bisio in versione drammatica nel
film di Francesco Patierno “La gente che sta bene”, con un incipit
comune a tante commedie brillanti appartenenti alla tradizione italiana, ma che
poi sfocia in una trama tragica, seppur con un finale in cui si intravede un po’
di luce.
Lascia
l’amaro in bocca la morale erodotea sottesa alla pellicola: certe categorie di
esseri umani (certe…o tutti?) sono disposti a qualsiasi infamia pur di
raggiungere successo, denaro e potere.
Bisio
è un avvocato inserito in un prestigioso studio milanese di avvocati e non si
fa alcuno scrupolo di licenziare personale, con metodi che ricordano quelli
adoperati dal protagonista - interpretato da George Clooney - del lavoro di Jason Reitman Tra le nuvole .
Sperimenta
sulla propria pelle cosa voglia dire “essere cacciato”, anche se poco tempo. La
cooptazione ad opera del miglior professionista forense d’Italia (Diego Abbatantuono), farà uscire il
volto veramente cinico e spietato di “Bisio”, che non si farà scrupoli di
chiedere alla moglie (la sempiterna bella e brava Margherita Buy) di abortire il terzo figlio in arrivo e, di
lasciare morente dopo un incidente stradale “suicida”, la moglie di “Abbatantuono”,
di cui era l’amante e della cui morte lo stesso marito se ne fa beffe.
Mentre
Claudio Bisio fa un po’ fatica ad
uscire dal ruolo cui siamo abituati a vederlo in Zelig, Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord e Benvenuto Presidente!, Diego Abbatantuono
continua a dimostrare di essere un attore a tutto tondo: ridicolo, simpativco, comico,
grottesco, quanto sgradevole, spregevole
e “orribile”, come in “La gente che sta bene”.
Fabrizio Giulimondi
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