domenica 15 giugno 2014

"ADULTERIO" DI PAULO COELHO

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Fatalmente, ad un certo punto della esistenza anche di un grande scrittore, giunge il momento in cui l’ispirazione artistica, letteraria e poetica si smussa, si affievolisce e deperisce. Rientra nell’ordine naturale delle cose. E’ ciò che è capitato al grande Autore brasiliano Paulo Coelho, che ha più volte sfiorato il Nobel per la letteratura e le cui opere sono lette da decine di milioni di persone. E’ ciò che è capitato a Paulo Coelho con la sua diciannovesima fatica letteraria “Adulterio” (Bompiani), talmente insulsa che non sono riuscito a finire di leggere.
Dopo romanzi fra il bello, il molto bello e lo splendido come L’Alchimista, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduto e ho pianto e Lo Zahir, dopo alcuni segni di cedimento già manifestatisi con Le Valchirie e il Manoscritto ritrovato ad Accra, Adulterio rappresenta  la veste  noiosamente psicologica-introspettiva  della storia trita e ritrita di  una ricca donna felicemente sposata, madre di due bambini, residente nella perfetta e un po’ algida bellezza ginevrina, annoiata e depressa (forse per troppo benessere, assenza di problemi e   presenza di un marito bello e premuroso?) in cerca di “altro”.
Di libri di tal fatta ve ne sono a iosa in giro per il mondo e da Coelho ci si aspetta molto di più, ma, forse, arriva il tempo in cui quel “molto di più” non si può più dare.

Fabrizio Giulimondi

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