E’
la prima volta che approccio un libro di psicoanalisi - seppur scritto in chiave
discorsiva e non accademica – e ho trovato splendido il saggio di Massimo Recalcati, “Non è
più come prima. Elogio del perdono nella vita amoroso” (Raffaello Cortina Editore).
Recalcati,
psicanalista lacaniano (Jacques Lacan, Parigi 13 aprile 1901-Parigi, 9
settembre 1981), docente presso l’Università di Pavia, affronta in chiave
psicanalitica, con venature filosofiche, economiciste e teologiche, un tema
generalmente estraneo alla disciplina che egli insegna, ossia il perdono del
tradimento subito in un rapporto amoroso di coppia.
La
bellezza suggestiva delle tesi, esposte
con lucidità ed erudizione, affascinano il lettore, anche il più distante –
come il sottoscritto – da tale mondo scientifico.
“Questo libro vuole essere un canto dedicato
all’amore che resiste e che insiste nella rivendicazione del suo legame con ciò
che non passa, con ciò che sa durare nel tempo, con ciò che non si può
consumare. Non si occupa degli innamoramenti che si esauriscono nel tempo di
una notte senza lasciare tracce. Indaga gli amori che durano il tempo di una
vita, che lasciano il segno, che non vogliono morire, che sconfessano la
sentenza cinica di Freud secondo la quale amore e desiderio sono destinati a
vivere separati perché l’esistenza dell’uno (dell’amore) escluderebbe
necessariamente quella dell’altro (il desiderio sessuale)”…..” (tratta) di quegli amori in cui… il desiderio
amoroso non è affatto scisso dal godimento sessuale ma cresce esponenzialmente
insieme alla passione erotica per il corpo dell’altro. Era ciò che portava
Lacan a definire l’amore come la sola possibilità di fare convergere, senza più
dissociare nevroticamente, il desiderio con il godimento”….”Il lavoro del perdono non si nutre dell’infatuazione
narcisistica della propria immagine ideale, ma viene dall’abisso del trauma
dell’abbandono; non confronta il soggetto con l’immagine ideale dell’Altro, ma
con la sua alterità più spigolosa, con il reale più reale dell’Altro. Se l’innamoramento
si soddisfa del potenziamento dell’Io, il perdono conduce al di là dell’Io, ci
accosta al mistero della totale ingovernabilità dell’Altro, del suo essere
irriducibilmente straniero, eteros.”.
Fabrizio Giulimondi
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