CONVEGNO: Stella d’Italia Ambiente ed energie rinnovabili con l'avv. Luisa Capicotto
(UMDI - UNMONDODITALIANI, L'Aquila, 7 luglio 2012) Ricostruzione, sviluppo sostenibile ed energie rinnovabili. Si può pensare alla ricostruzione de L’Aquila con un occhio all’ambiente, tutelando il territorio, creando posti di lavoro e racimolando economie? Si può eccome, e a dimostracelo ci ha pensato Stefania Schipani, ricercatrice Istat, autrice dei lemmi economici dell’Enciclopedia Treccani e del Dizionario Devoto Oli, membro del Collegio Scientifico del Dizionario dell’Emigrazione Italiana, autrice di numerosi saggi di economia e di un libro sulle energie rinnovabili. Il Fuoco sull’Ambiente è uno dei 5 grandi Fuochi, corrispondenti ad altrettanti grandi temi nell'ambito della manifestazione "Stella d’Italia", cammino lungo la penisola per ricucire il Paese, tappa finale della marcia, L'Aquila, in occasione dell’arrivo dei camminatori. I grandi Fuochi sono: Economia, Territorio e Ambiente, Salute, Scienza, Educazione e Cultura, analizzati, interpretati, presentati nel corso di una manifestazione che coinvolge la città in tre giorni di festa: di letture, di racconti, incontri e spettacoli per ritrovarsi e discorrere dei problemi prioritari della nostra Italia, perché “L’Aquila sarà il luogo dove nascerà un nuovo modo di incontrarsi tra persone che vogliono rigenerarsi e rigenerare il territorio e il rapporto con gli altri”. Dal 5 luglio, in occasione dell’arrivo di Stella d’Italia a L’Aquila, “I Fuochi” hanno movimentato la martoriata e pur sempre meravigliosa città de L’Aquila nella tre giorni organizzata dall’Associazione “Il primo amore” in collaborazione con il Comune di L’Aquila e con molte forze del territorio, associazioni, gruppi, comitati.
Il senso del percorso lungo le strade d’Italia è stato quello di mettersi in cammino per scoprire l'Italia nascosta che fa da arteria al paese malato che pure resiste. Partiti da Messina il 5 maggio, facendo tappa a Venezia, Genova, Santa Maria di Leuca, Reggio Calabria, Roma - i viandanti contemporanei sono giuntiu a L'Aquila, cuore geografico dello stivale e simbolo dell'italiaco bisogno di ricostruire.
Introdotto dalla giornalista Clara Salpietro, condotto da Mina Cappussi, direttore di UMDI UN MONDO D’ITALIANI, l’incontro si è sviluppato per tematiche concatenate sul filo conduttore della tutela ambientale quale requisito imprescindibile per lo sviluppo. Il Focus ambientale, seguito con attenzione dal pubblico seduto sotto il tendone di piazza Duomo, è stato curato da Ambientevivo, presente il suo segretario nazionale, Gianni Lattanzio, e Piergiorgio Cortese, ispettore superiore del Corpo Forestale dello Stato e Coordinatore Nazionale CISL, che si è impegnato in prima linea nei soccorsi nei minuti, nelle ore successive al terremoto del 6 aprile 2009.
“La mission dell’Associazione Ambientevivo - ha cominciato Mina Cappussi - è quella di sensibilizzare l’uomo e l’opinione pubblica alla cura e alla salvaguardia dell’ambiente, quando l’azione schizofrenica dell’uomo necessita di una rinnovata alleanza con il pianeta, ma anche di un nuovo rapporto di solidarietà tra gli uomini. E’ questo il fatto incredibile: solo imparando a vivere in armonia con i nostri simili possiamo pensare di salvare il futuro della Terra. In definitiva è il messaggio cristiano nella sua sorprendente attualità”.
Professionale, ma al tempo stesso accattivante, Stefania Schipani ha abbinato alla ricostruzione la necessità dell’utilizzo delle energie rinnovabili.
“Perché la sostenibilità e lo sviluppo delle energie rinnovabili - la studiosa ricercatrice dell’Istat, esperta di Statistiche ed economia ambientale, ha cominciato ad interrogare il pubblico - hanno un significato diverso in una regione come quella abruzzese e in particolare nella provincia dell’Aquila, che hanno subito la distruzione e il trauma del terremoto? Perché lo sviluppo sostenibile significa possibilità di rinascita e di riscatto ed è da qui che l’Abruzzo deve ricominciare”.
E’ da questa ipotesi di partenza che Stefania Schipani, ha presentato un elenco ragionato di dati ed esempi nel corso della manifestazione I Fuochi dell’Aquila nella piazza Duomo de L’Aquila il 7 luglio.
“Il significato dello sviluppo sostenibile condiviso a livello internazionale dalla Commissione Bruntland nel 1987, è quello di “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. Stefania Schipani ha sottolineato come esso sia l’unica forma di sviluppo compatibile con la stabilità ecologica ed economica. Ma sostenibilità non è soltanto rispetto dell’ambiente, è molto di più: è infatti possibilità di lavoro, di benessere e di reddito.
La regione Abruzzo ha potenzialità locali: paesaggi stupendi, parchi, montagne, tradizione culinaria che consentono di mettere in atto strategie di ripresa: uno dei punti di partenza per dare avvio a questo processo è proprio quello dello sviluppo delle energie rinnovabili.
E’ quanto affermano anche due recenti studi, richiamati nel corso della relazione.
Il primo: Abruzzo verso il 2030: sulle ali dell’Aquila, è una ricerca elaborata congiuntamente da OCSE, Università di Groningen, Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica (Ministero dello Sviluppo Economico), Programma Operativo Nazionale Governance e Assistenza Tecnica FESR 2007 – 2013, e Comitato Abruzzo (Confindustria, CGIL, CISL e UIL) che individua opzioni per una strategia di sviluppo integrata della regione Abruzzo e per contrastare gli effetti del terremoto attraverso lo sviluppo della città intelligente legata al territorioche richiede la presenza di sistemi energetici innovativi.
Il secondo: lo Studio “Energie Rinnovabili e Territorio”, pubblicato da Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) e Svimez, invece rileva come la regione Abruzzo e tutto il Sud d’Italia si trovino in pole position per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile. E questo significa minore inquinamento e molti posti di lavoro: circa 100mila addetti nel settore in Italia, 25mila nelle biomasse, 10mila nell’eolico, poco meno di 6mila nel fotovoltaico. Il Mezzogiorno produce il 98% dell’energia eolica nazionale e di ben 178mila impianti solari in Italia, 43.366 sono al Sud e 3.715 in Abruzzo (pari all’8,6% del totale). C’è anche da dire che l’Italia dipende dall’approvvigionamento energetico estero e spende per l’energia il 31,7% più degli altri Paesi Ue. E l’Abruzzo è una delle regioni che sostiene i costi più elevati.
Insomma, come sostiene Stefania Schipani, possiamo dire che la sostenibilità “conviene”.
“La sostenibilità ormai conviene” ha detto la Schipani e c’è da crederle a leggere gli studi del settore, alcuni dei quali sono stati riportati nelle slides.
“Lo sfruttamento sconsiderato delle risorse - ha sottolineato Mina Cappussi - genera degrado ambientale. La conseguenza immediata di una tale azione porta ad un abbassamento del livello della qualità della vita. Il classico cane che si morde la coda. Risparmio energetico e uso efficiente delle risorse devono essere dunque delle priorità nell’agenda politica, e non solo per il valore morale intrinseco, anche per i posti di lavoro che si andrebbero a creare e, per finire, perché si liberano risorse che potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo dei Paesi poveri”.
E l’avvocato Luisa Capicotto, esperto in Diritto ambientale e amministrativo, un dottorato di ricerca all’università di Pisa, componente del Comitato Scientifico di Ambientevivo, ha introdotto la sua relazione evidenziando l'importanza del principio di sviluppo sostenibile. “Tale principio - ha spiegato - si deve alla Commissione Internazionale (WCED) World Commission Enviroment Devolopment, anche detta Commissione Brundtland del 1993, istituita dalle Nazioni Unite, che è il cardine del diritto ambientale, in quanto incarna la matrice di doverosità ed il vincolo imposto alle generazioni attuali per quelle future a favore di uno sviluppo sostenibile, ovvero uno "sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie"
Proseguendo l'Avvocato Capicotto, ha sottolineato come sia determinante conoscere le fonti di energia pulite ed incentivarne l' utilizzo nel nostro paese e finanziare gli enti di ricerca per studiare le tecnologie avanzate a basso impatto ambientale. A tal fine si è soffermata sulla classificazione delle fonti di energia pulita distinguendo fra:
Rinnovabili,generate da fonti che si rigenerano o sono "non esauribili", il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future (sole, vento, mare, calore della terra, etc.); Alternative, che non utilizzano combustibili fossili. Generalmente sono energie pulite, ma includono anche l’energia nucleare (e che quindi pulite e sicure non sono, visto che alle future generazioni stiamo lasciando in eredità le scorie radioattive che non sappiamo dove nasconderle! N.d.R.)
La relazione si è poi concentrata sulla disciplina delle fonti rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico e sulla opportunità di introdurre delle forme di incentivazione e sostegno di matrice pubblica che agevolino le imprese e favoriscano la realizzazione e messa in esercizio di impianti che producono energia da fonti rinnovabili e alternative. Tale disciplina è, contenuta oggi nel c.d. Decreto Romani e nel c.d. Quarto Conto Energia preceduto dal Terzo Conto Energia e dal Secondo conto energia, dai quali si evince una semplificazione dell’iter autorizzatorio ed una modifica del sistema degli incentivi a decorrere dal Terzo Conto Energia e portata avanti dal Quarto conto energia che ha, di fatto introdotto una sostanziale riduzione dei benefici ed incentivi con conseguenti effetti negativi sul mercato e sullo sviluppo occupazionale. Infatti, la normativa menzionata, attualmente vigente, ha introdotto un regime di sostegno che assicura tariffe incentivanti che durano 20 anni sulla base della data di entrata in esercizio con una graduale riduzione della tariffa (come anche il precedente conto energia) con valori differenti in relazione alla tipologia di impianto e alla dimensione dell'impianto. Tariffe più alte per gli impianti di piccola taglia e integrati sugli edifici.
Maggiori limitazione per l'accesso alle agevolazione per impianti fotovoltaici in aree agricole sono previste dal DL 1/2012 converitito in L 27/2012 rispetto alle limitazioni già introdotte dal Decreto legislativo Romani , comunque vigenti. Fino al 31.12.2012 rimane la tariffa incentivante cd Feed in premium (incentivo e prezzo di vendita dell'energia prodotta) e successivamente si avrà la tariffa omnicomprensiva. La riduzione sarà pari ad un valore tra 35% e 55% e ancora maggiore sarà per impianti di grandi dimensioni e integrati e semintegrati per i quali si introduce un regime di sostegno secondo obiettivi indicativi di progressione temporale della potenza installata coerenti con le previsioni annuali di spesa.
Per i piccoli impianti fotovoltaici (inferiori ad 1 MW di potenza realizzati su edifici, a terra inferiori a 200 KW operanti in regime di scambio sul posto, e qualsiasi taglia se realizzati su edifici e aree di amministrazioni pubbliche fino al 31.12.2012 e impianti fotovoltaici innovativi e a concentrazione è previsto un accesso diretto agli incentivi senza limiti di costi/spesa pubblici. Per i grandi impianti sono fissati tetti di spesa semestrali, superati i quali non vengono concessi altri incentivi.
“Appare chiaro, alla luce della ricostruzione della normativa vigente - ha concluso l'Avv. Capicotto - il motivo per cui il Decreto Romani è stato definito anche Decreto Ammazza Rinnovabili.
In conclusione, ha ricordato, l'Avvocato, è opportuno sottolineare che la nuova normativa che definisce gli incentivi per le energie rinnovabili e non fotovoltaiche e per l'energia fotovoltaica, in corso di pubblicazione sulla GU, sottoposti alla firmata dei Ministri Clini, Passera e Catania in queste ore, partirà a 45 giorni dal superamento del tetto di spesa per gli incentivi di sei miliardi (stimata per il 20 luglio p.v) e dopo il 31.12.2012 per impianti in aree ed edifici delle pubbliche amministrazioni. Il regime introdotto, lascia il tetto di spesa complessivo annuale e l'obbligo di iscriversi al registro per impianti oltre una certa soglia di potenza esonerati quelli in sostituzione di eternit, quelli integrati innovativi e a concentrazione fino ad un tetto di 50 milioni”.
Attesissimo, naturalmente, l’intervento di chiusura di Gianni Mattioli, già ministro della Repubblica italiana e docente di Fisica all’Università Sapienza di Roma. Che non si è lasciato sfuggire l’occasione per sottolineare le carenze e le contraddizioni dell’attuale governo tecnico.
“Per il primo discorso di insediamento del governo Monti - ha ricordato l’ex Ministro Mattioli - la parola “ambiente” non è venuta fuori neppure per sbaglio. Eppure, quando io ero ministro, Mario Monti era Commissario europeo, davvero non mi aspettavo un livello tanto basso. Sotto questo tendone a L’Aquila parliamo di ricostruzione, ma ci dicono che non ci sono soldi. Non nascondiamoci dietro un dito, prendiamo il toro per le corna e chiediamoci da dove è partita la crisi. Alla fine della seconda guerra mondiale si innescò un processo feroce di competizione tra le imprese al suono dell’innovazione tecnologica con un aumento costante e continuo della competitività. Ma qui non parliamo di Pasquale che vende le mele. E non parliamo neppure di saturazione del mercato, ma di milioni di uomini e di donne alle prese con l’inadeguatezza del rapporto tra domanda e offerta. Qual è stata la ricetta per risolvere questo gap? Lo Stato si è indebitato, alimentando quella sciatteria italica che fa strizzare l’occhio alle elezioni”
E Mattioli ha spiegato che il volto di Cirino Pomicino è proprio il simbolo di quella sciatteria italica che è stata al gioco e, sotto la spinta degli Usa, ha rinnovato il prestito. E ha tirato in ballo il "Libro Bianco" di Jacques Delors, presentato dalla Commissione europea nel dicembre del 1993, che investiga il problema della disoccupazione nei paesi membri della Comunità Europea e rappresenta il contributo più autorevole proposto dalle istituzioni comunitarie per affrontare la più grave emergenza economica e sociale che affligge l'Unione Europea. Secondo quello studio una strategia per ridurre la disoccupazione dovrebbe basarsi su di una significativa riduzione del costo del lavoro da realizzare attraverso una diminuzione degli oneri sociali. Il livello elevato di questi costi non salariali sarebbe uno degli ostacoli maggiori al sospirato aumento dell'occupazione, in quanto le imprese sono dissuase dall'assumere nuova manodopera. Ciò vale in misura maggiore per le piccole e medie imprese, che sono le prime ad essere scoraggiate dall'elevato livello degli oneri sociali, amministrativi e fiscali che gravano su di esse. Nel rapporto si sottolinea che per poter ridurre il costo del lavoro senza aggravare il bilancio degli Stati membri si devono attuare misure fiscali compensative, basate principalmente su tributi volti alla protezione dell'ambiente come l'imposta sulle emissioni di anidride carbonica, o come le imposte sugli impianti inquinanti o consumatori di energia.
“Se leggete quel rapporto - ha intimato Mattioli alla platea - resterete allibiti. Vi troverete indicato che è inutile attendersi la risposta alla crisi dal rilancio dei settori produttivi usuali, materiali e immateriali. La risposta, infatti, potrà venire solo da un nuovo settore, dove si produce e si vende una merce che si chiama “qualità della vita”. Siamo nel 1993 e ci troviamo di fronte, se vogliamo, ai fondamenti della Green Economy. E parlando di sviluppo sostenibile, trasporti, collegamenti, riqualificazione urbana, viene subito da pensare a L’Aquila. Se si fosse fatta per tempo la riqualificazione urbana, se fossero state adottate le giuste misure antisismiche, probabilmente non ci sarebbero stati tutti questi morti”.
Il discorso si è addentrato nei meandri della burocrazia, della leggerezza istituzionale che ha consentito lo scempio della città e degli altri comuni abruzzesi violati dal terremoto. Una chiacchierata affabulante che ha toccato temi e problemi tra i più svariati, facendo un riferimento persino alla scomparsa dei dinosauri. Tutto legato da un filo conduttore, senza forzature, senza cedimenti, senza mai uscire fuori tema.
“Una relazione appassionata - ha commentato Mina Cappussi - in grado di passare con leggerezza da Cirino Pomicino al Giurassico. Uno sguardo lungimirante avrebbe risparmiato all’Aquila tanti morti, ma la “prevenzione” è una parola che non esiste nel vocabolario della politica italiana”. E ha raccontato dei fatti di Bojano, quando un folto gruppo di mamme cominciò una protesta non violenta per chiedere la verifica sismica degli edifici scolastici cittadini, in seguito al terremoto di San Giuliano di Puglia che sbriciolò la scuola Jovine seppellendo sotto le macerie di una sopraelevazione scellerata 27 bambini e la loro maestra.
“Quelle mamme previdenti e la sottoscritta che diede voce alla protesta - ha ricordato la Cappussi - furono denunciate per procurato allarme, per terrorismo psicologico, per incitamento popolare! Voglio chiudere questo incontro ringraziando Ambientevivo e il suo Segretario nazionale, Gianni Lattanzio, che ha curato il Fuoco aquilano sull’Ambiente. E’ emerso stasera che le linee guida della ricostruzione de L’Aquila devono contemplare l’utilizzo di energie rinnovabili per uno sviluppo sostenibile, pulito, rispettoso dell’ambiente, al passo con i tempi e competitivo, in grado di creare posti di lavoro e rispettare il diritto di chi verrà, di godere delle meraviglie di questo pianeta che ci accoglie”.
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