Mi chiedo quale sia la ragione per la quale il Premio Strega 2013 sia
stato assegnato al romanzo
storico-contemporaneo “Resistere non
serve a niente” di Walter Siti
(Rizzoli).
Attraverso la narrazione della vita, delle vicissitudini, dei fatti e
dei misfatti di Tommaso viene raccontata l’alta finanza e, per mezzo della di
lui “fidanzata” (come si possono essere fidanzate in quell’ambiente) Gabriella, l’alta moda.
Tommaso è un ragazzo di una borgata romana, figlio di un criminale in vinculis, intabarrato nel proprio
lardo a causa di assunzione di troppo cibo da disfunzione alimentare. Il
ragazzo ha però cervello: molto capace in matematica si laurea in economia e
commercio e, dotato di fino intuito per la macroeconomia, vola verso il mondo
dell’alta finanza. Qui gestisce masse informi di denaro “fantasma”, senza alcun
aggancio alla attività produttiva reale dell’uomo. E’ denaro e basta e gli consente una vita oscenamente di lusso e
completamente priva di etica.
L’Autore gongola nella descrizione di ammucchiate, manifestando la
propria preferenza per la sodomia. Si palesa al lettore la conoscenza attenta
di Siti per gli scritti di Pier Paolo Pasolini - di cui ha curato tutte le opere – tanto che
possiamo dire che "Resistere non serve a
niente” è la trasposizione di Ragazzi di vita e Una vita violenta nel mondo del lusso, del sesso (rigorosamente
consumato senza alcun sentimento), del’Apparire sull’Essere e del denaro, tanto
denaro, denaro che vorticosamente rotea intorno a vite insulse, luride. L’Autore,
facendosi aiutare da molti consulenti, compie una panoramica, anche di natura terminologica
e gergale, sulla finanza internazionale e sulle sue contiguità con le grandi organizzazioni
malavitose transnazionali.
Al termine della lettura, però, non rimane nulla, tranne il nichilismo che si
coglie già nel titolo e che non lascia alcun residuo di speranza, nessuna luce dopo il buio.
Forse, a parte le orge lesbico - sodomitiche, il sogno descritto da
Walter Siti in cui Berlusconi viene
vivisezionato, smembrato e scuoiato, ha solleticato parte della Giuria e dei
Grandi Elettori, consentendo il riconoscimento del più prestigioso premio
letterario italiano ad una opera anni
luce al di sotto, per qualità, contenuti,
valore, forza, comunicazione, coinvolgimento ed estetica, al secondo
classificato Le colpe dei padri di
Alessandro Perissinotto (recensito in questa stessa Rubrica).
Fabrizio Giulimondi
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