Stephen King sta alla
letteratura horror, thriller, noir e
gotica come Steven Spielberg sta al cinema. Sthephen King, autore indiscusso e geniale della letteratura
mondiale nel campo dell’horror, del thriller, del noir e del gotico, nella sua ultima creatura, nel suo ultimo parto letterario dimostra ancora
una volta la capacità extra ordinem di stupire, coinvolgere, emozionare,
spaventare, intenerire, far riflettere il lettore. Dopo centinaia e centinaia
di libri, fra romanzi, raccolte, antologie, novelle, sceneggiature di decine di
film di successo internazionale, racconti brevi, storie inedite ancora non
pubblicate, è arrivato nelle librerie Joyland
(Sperling & Kupfer). E’ stupefacente come Stephen King riesca, con la sua caratteristica scrittura scorrevole
e morbida, che si insinua però nell’inconscio e nelle parti più remote e
nascoste dell’animo umano, ad intrattenere il lettore in amenità e cose
piacevole o facete, per poi sferrare l’attacco quando meno la persona se lo
aspetta.
Joyland è uno dei tanti
parchi dei divertimenti degli Stati Uniti d’America.
Dev è un ragazzo che
soffre pene d’amore per essere stato lasciato dalla amata ragazza e vuole un
periodo di distrazione, anche per alzare qualche dollaro per l’imminente
università.
Madame Fortuna è una
chiaroveggente, da fiera, da luna park, da baraccone, ma è a conoscenza di
un presagio che riguarda Dev.
Mike è un ragazzino di dieci anni con la distrofia muscolare, con una
madre affascinante (Annie) ed un passato tormentato, ed un nonno integerrimo
pastore protestante, il quale imputa
alle condotte della figlia la malattia del nipote, che ha il sapore di una
maledizione divina.
Mike è come il bambino di “Il sesto senso”, il film del 1999 di M. Night Shyamalan: vede fantasmi.
Dev si affeziona a Mike e si
innamora della madre.
Joyland è un luogo di divertimento, dove il divertimento si vende e molti sono i personaggi che ruotano intorno a Dev, ragazze e ragazzi,
giovani e meno giovani, simpatici, accattivanti, scostanti e psicopatici.
Poi c’è il tunnel dell’orrore, come in tutte le fiere, i luna park e i
parchi di divertimento che si rispettano. Ma in quel tunnel qualche cosa è
successo. Un particolare sfuggito a tutti – come nelle migliori produzioni
cinematografiche di Dario Argento – fa comprendere un mistero che si trascina
in quelle aree spensierate da anni: è un mistero fatto di spettri, di sangue,
di morte, di assassini seriali.
Stephen King riesce a farci
navigare nelle acque chete dei sentimenti, della delicatezza degli affetti,
della nobiltà d’animo, sino a farci commuovere, per poi trascinarci in un finale al cardiopalma, in una notte buia e tempestosa.
Non ci sono i momenti terrifici di Pet Sematary (1983), ma la presenza
ectoplasmatica di esseri dell’Aldilà sarà il mezzo che il Maestro adopera per
far comprendere ad Annie, dichiaratamente atea, che qualcosa oltre noi esiste:
Dev sa che l’Ultraterreno c’è perché lui nel tunnel qualche
cosa ha percepito, al pari di Tom che qualche
cosa ha visto e di Mike che qualche
cosa ha percepito, ha visto ed ha
udito.
E’ rara un’ opera black che
riesce a provocare brividi e inquietudine, insieme alla malinconia che solo rapporti
profondi lasciano una volta che sono andati e si sono persi nel passato.
Fabrizio Giulimondi
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