Desidero
rivolgere i miei ringraziamenti a Mons. ….. e a …… che mi hanno consentito di
partecipare a questo Festival della Dottrina Sociale. Devo dire loro “grazie!”
perché già passeggiando fra questi padiglioni ho percepito un’aria diversa,
un’aria di autentica riflessione e un sentore di vero confronto. Ringrazio ……per
questa occasione di dibattito su temi basilari per una economia moderna e
migliorativa del benessere sociale della nostra Italia.
La
relazione di Sua Eccellenza Monsignor …., incisiva e completa, è un forte
stimolo, di meditazione ma anche di azione, per tutti noi e, in primo luogo,
per me. Per questo lo ringrazio di vero cuore.
Ho
conosciuto ……. - cui porgo i miei saluti e ringraziamenti più cordiali -
tramite don …...
Di ….. mi ha affascinato la sua esperienza di imprenditore
punto di riferimento per quella porzione di società più disagiata ed in
difficoltà. Il suo guardare alle persone diversamente abili, alle persone
gravemente malate e dare loro una prospettiva professionale di lunga durata,
rappresenta un messaggio straordinario non solo per la sua componente umana, ma
anche per i suoi riflessi di natura imprenditoriale ed economica.
Papa Benedetto
XVI ha indicato con forza l’importanza del nostro ruolo nelle istituzioni e
credo sia fondamentale recuperare l’idea che il lavoro nella giustizia sia una
forma di servizio, da svolgere con la massima serietà ed equità.
Come
in precedenza efficacemente sottolineato da….., il complesso compito – reso
ancora più delicato dalla fluidità delle dinamiche sociali - non solo del
Pubblico Ministero e del giudice, ma anche di chi ha l’onere e l’onore di
governare, è di dare risposte concrete alle istanze della società civile. Prima
Monsignor ….. si è soffermato su una idea di giustizia che vada oltre quella
meramente processuale, ma che sappia indagare sempre in direzione della verità
sostanziale. Dobbiamo andare a cercare la verità, andare a cercare anche le
paure e le attese che ci sono dietro una carta, per costruire un processo più
giusto.
Appare
fondamentale, a tale proposito, favorire l’incontro e il dialogo tra la vittima
e l'autore di reato, mediante l’attivazione di programmi e prassi che
sostituiscano la pena e il processo e che siano finalizzati alla riparazione e
alla composizione del conflitto, nel tentativo di superare la logica del
castigo, attraverso una lettura relazionale del fenomeno criminoso.
E’,
inoltre, necessario sviluppare qualsiasi procedimento che permetta alla vittima
e all'autore del reato di partecipare attivamente, previo consenso libero ed
informato, alla risoluzione delle questioni inerenti l’evento criminoso, con
l'aiuto di un terzo soggetto imparziale.
In questo
senso assume particolare rilievo l’istituto della mediazione penale, intesa
come passaggio dal piano conflittuale a quello consensuale, orientato verso il
duplice obiettivo di costituire la risposta alle richieste di giustizia del
singolo individuo e della collettività, e di riaffermare il principio del
rispetto delle norme. In modo razionale ed agile è possibile un processo che
aiuti a tutelare diritti con tutte le garanzie del caso, un processo
efficiente, celere nella qualità, che contribuisca a far correre l’economia del
nostro Paese. Sia nell’ambito civile che in quello penale dobbiamo lavorare
mettendo mano a riforme che abbiano come stella polare una giustizia rapida,
semplice, dove il cittadino si avvicini senza timori. Chi di voi ha un contenzioso
civile o una causa di lavoro deve guardare alla giustizia con fiducia. Sta
senz’altro a noi dare questo input e garantire questi diritti. Fiducia nel
mercato significa consentire ad un imprenditore straniero di investire nel
nostro Paese senza tentennamenti, alle nostre imprese di non dover temere di
trovarsi con un cantiere bloccato per anni a causa di un contenzioso in piedi,
oltre a non dover provare alcun disagio nei rapporti con il mondo bancario.
La
rapidità e la qualità delle decisioni sono fondamentali per far ripartire le
nostre imprese e per dare fiducia al mercato. Partiamo da quanto affermato dal
prof. ….. in tema di leggi chiare, “espressive”, che guardino al contesto, al
territorio, a quello che chiede la società civile. Le disposizioni di legge
devono necessariamente corrispondere agli interessi dei loro destinatari, per
questo è necessario tenere vivo e aperto il dialogo tra legislatore e utente
della normazione.
Come
ha sostenuto il prof….. , solo ripartendo dall’impresa vi sarà un duraturo
sviluppo per tutta la Comunità nazionale. Le Istituzioni hanno intercettato
queste necessità, accogliendo i suggerimenti provenienti dagli operatori e
trasformandoli in norme che guardano all’impresa non solo come soggetto
anelante al giusto profitto, ma anche alla sostenibilità del benessere
collettivo: investimenti dei propri bilanci nel sociale e nella tutela dei
diritti, nel rafforzamento del territorio, nel rispetto dell’ambiente.
L’Italia
è il primo paese in Europa nel quale sono state introdotte le società benefit.
Si tratta di una novità assoluta disciplinata dai commi 376 a 382 dell’art. 1
della legge di stabilità 2016. Il modello giuridico della società benefit è
stato mutuato dall’esperienza statunitense, dove le benefit corporation sono
diffuse dal 2010. Le società benefit rappresentano un modo diverso di fare
impresa, un modo diverso che genera, accanto al profitto, benessere ambientale
e sociale per la comunità, i lavoratori e, in ultima analisi, per le
generazioni future. Si tratta di uno strumento innovativo all’avanguardia, che
cambia la natura stessa delle imprese e aiuta a modificarne, fin nel DNA, il
loro comportamento sociale. Con le imprese benefit si include la dimensione
sociale nel nucleo della finalità dell’impresa for profit: il sociale non è più
residuale o riparatorio, ma diventa un componente della produzione del valore,
fino al punto da essere contenuto nello statuto stesso. La crescita non è
sostenuta soltanto con un incremento illimitato dei consumi: il sistema delle
imprese produce valore e questo, a sua volta, genera nuovi consumi, non
viceversa. Si andranno a creare nuove prospettive per quelle aziende che
investono nella qualità, una qualità che non soltanto attiene al prodotto, ma
anche al rapporto con il territorio e i propri dipendenti: un chiaro messaggio
forte alle imprese di accompagnare il profitto alla realizzazione del benessere
sociale.
Mons. ….
si è soffermato anche sulla correlazione fra etica e costi. Mi preme segnalare
a tale riguardo una disposizione del codice degli appalti recentemente
riformato, che introduce clausole di natura sociale afferenti alla
sostenibilità del benessere pubblico e ambientale. Vediamo irrompere nel mercato
pubblico dei contratti principi etico-sociali che ci inducono a rivedere ed a
rimpostare una legislazione chiara in favore proprio di quelle imprese che si
impegnano nel sociale. E’ pertanto doveroso immettere nel tessuto connettivo
dell’ordinamento giuridico, a favore di questa tipologia di imprese, regole di
fiscalità agevolata: penso in particolare ad elementi di premialità in favore
di quegli imprenditori che investano in questo settore.
Molto
si è fatto ma ancora molto si deve compiere nel settore degli appalti, in
termini di maggiore trasparenza e di lotta alla corruzione, che non deve essere
costruita solo in un’ottica repressiva. Non basta spaventare con l’innalzamento
delle pene. Dobbiamo necessariamente addivenire ad un cambiamento di atteggiamento
culturale, passaggio essenziale affinché l’imprenditore torni al centro
dell’universo sociale ed economico. Lo stesso imprenditore deve dare voce a
questo cambiamento culturale. Le nostre imprese ne sono capaci e lo dimostra la
vostra presenza, la vostra attenzione, il vostro credere in questo settore che
crea occupazione. Ognuno di noi ha vissuto l’esperienza emozionale di vedere un
giovane che venga assunto, di guardare i suoi genitori finalmente sereni,
consci che il proprio figlio si formerà ulteriormente come persona e come
cittadino.
Molto
si è fatto sul terreno della semplificazione ma, certamente, molto ancora può
essere fatto, riducendo, ad esempio, ancora di più la burocrazia e i cavilli
che la attorniano. E’ compito della Politica e delle Istituzioni far emergere
una burocrazia che sia di effettivo ausilio, e non di ostacolo, alla
affermazione dei diritti dell’imprenditore. La Pubblica Amministrazione ha il
dovere di risultare sempre più trasparente e vicina all’impresa, la politica
fiscale l’onere di aiutare e supportare le aziende.
E’
dall’aiuto dell’impresa in crisi che dipende parte della situazione economica,
finanziaria e commerciale italiana. L’iniziativa economica (tutelata dalla
nostra Carta costituzionale) ha un valore sociale e deve essere supportata
proprio quando versa in stato di difficoltà. La normativa deve aiutare
l’operatore economico quando è in crisi e non quando oramai è già fallito, con
i fornitori che non possono essere più pagati, i lavoratori che vivono il
dramma del licenziamento e debitori e creditori oramai in irreversibile
difficoltà. Il legislatore ha il dovere di fornire strumenti idonei ad aiutare
le imprese in crisi, mostrando Istituzioni vicine e pronte a farle ripartire.
La
certezza del diritto è il caposaldo e il baluardo per qualsiasi corretto
intervento normativo e rappresenta l’argine entro il quale l’imprenditore deve
muoversi. E’ necessario ridurre la durata dei processi civili e penali, per la
quale siamo già stati più volte condannati dalla Corte di Strasburgo. La chiave
di volta è una giustizia chiara, che consenta al cittadino di sapere quello che
è giusto e quello che non lo è in tempi certi e congrui.
Altrettanto
importante è la certezza in materia tributaria: l’interpretazione delle norme
deve essere omogenea sia nei Tribunali come nelle stanze della Agenzia delle
Entrate, evitando di disorientare l’imprenditore onesto. La prevedibilità delle
decisioni costituirebbe in questo senso un ulteriore fondamentale passaggio per
raggiungere la accountability del
diritto anglosassone: cioè una decisione prevedibile, che deflaziona il
contenzioso e fa capire che quella questione presumibilmente verrà decisa in
una certa maniera e, di conseguenza, rende inutile in una alta percentuale di
casi l’azione processuale. L’incertezza della decisione determina confusione,
mentre la certezza può creare persino un cambio di cultura, riducendo
sensibilmente l’eccessiva litigiosità giudiziaria. La semplificazione
decisionale aiuta i tanti imprenditori onesti che vogliono investire in Italia.
Abbiamo
bisogno di una giustizia che non sia solo all’interno della giurisdizione, ma
anche al di fuori di essa, grazie all’utilizzo degli ADR e degli istituti
alternativi di composizione delle liti, che sono in grado fornire un servizio
giustizia in tempi certi e di ottima qualità, come dimostrano i sistemi
giudiziari esteri.
Chiudo
augurando buon proseguimento dei lavori, ringraziando tutti voi per l’opera che
state svolgendo giornalmente. Fare l’imprenditore è uno dei lavoro più
difficili, dovendo questi destreggiarsi fra un corposo – e non sempre chiaro -
numero di leggi, incertezze giuridiche e normative fiscali non sempre “amiche”,
con la costante preoccupazione di garantire mensilmente la busta paga ai propri
lavoratori. Per questo il Paese vi è grato e siamo al vostro fianco in questa
battaglia in difesa dei valori, in difesa del lavoro e dei lavoratori e in
difesa dell’impresa.
Fabrizio
Giulimondi
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