martedì 17 aprile 2018

“TONYA” (“I, TONYA”) DI CRAIG GILLESPIE


Tonya” (“I, Tonya”) di Craig Gillespie è un bombardamento emozionale di disperata energia cinetica, le cui particelle sono composte della passione per ciò che si ama e che snocciola tutta la propria vita, tutto se stessi.
Tonya” è un puzzle di mille colori perché questa pellicola costituisce una composizione floreale di analisi sociologiche, psicologiche, psichiatriche e introspettive di ogni singolo personaggio, nella sua atomistica esistenza e nel suo dipanarsi nei rapporti con gli altri.
Straordinario lo sviluppo artistico delle relazioni madre e figlia inverate nello scontro insultante e fisicamente violento fra Tonya e la sua genitrice, mirabilmente interpretate da Margot Robbie e Allison Janney.
Il Regista scrutina un’atleta statunitense di pattinaggio artistico sul ghiaccio, Tonya Harding, che fra gli anni ’80 e ’90 sarebbe potuta essere un gigante e che non lo è stato per colpa di “quella” madre” e di “quel” marito idiota e violento (grande Sebastian Stan!).
Il film è costruito su testimonianze intriganti e contraddittorie fra di loro, autentiche proprio nella loro contraddittorietà.
Il coinvolgimento dello spettatore è totale e “Tonya” è estetica della grandiosità che alcune personalità posseggono nonostante tutto, proiezione cineastica di quanto un giudizio possa concentrarsi non sulle abilità della persona ma sulle sue vestigia e su cosa esse rappresentino per un Popolo. “Tonya” è il racconto di come la ruvidezza di un carattere forgiato da multiforme, ancestrale e reiterata violenza possa sovrastare e annichilire la mole professionale di un essere umano.
Nel film echeggia il richiamo di Sartre: “Mia superlativa Tonya, Tu sei solo quello che gli altri dicono che tu sia non quello che sei autenticamente, ossia un campionessa”.
Fabrizio Giulimondi



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