“Cinque secondi” di Paolo Virzì artisticamente e contenutisticamente è di altissimo
livello. Narrazione e recitazione si abbracciano trascinando lo spettatore in
una storia profonda e densa di significati. Ogni fatto raccontato ha più
risvolti non esistendo una sola interpretazione, perché la realtà è molto più complessa
della superficialità con cui gli occhi talora la guardano.
Valerio Mastandrea nei
panni di Adriano è semplicemente straordinario e assomma in sé la tragicità
della moltitudine di aspetti che compongono un essere umano, una sofferenza e
un dolore che sovrastano anche la sua ex moglie (Ilaria Spada) e che non le fanno vedere ciò che si cela dentro il
marito.
Il
gruppo di hippie laureati – naturisti
e superficiali - avvicinano di nuovo Adriano alla vita dopo essere precipitato
in uno stato sociopatico.
Profondamente
umano è Adriano che, surclassando l’ideologia che cancella la figura paterna,
manifesta la sua paternità non solo con il figlio Matteo ma anche con Matilde (Galatea Bellugi), contessina e capetta, incinta
di un “patriarcale” ragazzo dei “figli dei fiori”.
Le
dichiarazioni spontanee di Adriano nell’aula del tribunale rapiscono il
pubblico, che non è più in sala ma dentro lo schermo.
Sullo
sfondo della campagna toscana – a parte la allegra compagnia sessantottina di
viticoltori– tutti vivono un dramma personale e la parrucca bionda di Giuliana
(Valeria Bruni Tedeschi) nasconde
altro come il suo cuore desidera altro.
È un
film sui padri in un’epoca storica in cui vengono quotidianamente demoliti.
Il
finale appare chiaro, ma in realtà non lo è, perché l’essere umano prima di
essere formato di membra costituisce una dimensione spirituale carica di
mistero.
Fabrizio Giulimondi
Nessun commento:
Posta un commento