“Quella donna aveva un segreto. E il suo
segreto è il movente della strage … Non esistono persone senza segreti … Quei
segreti finiranno in una tomba insieme a chi li custodisce”.
L’ultimo
romanzo thriller del grande Donato
Carrisi “La bugia dell’orchidea”
(Longanesi) è geniale, semplicemente
geniale.
Nazareth.
Casolare rosso. Campagna. Fuga dalla città e terre da coltivare. Una famiglia composta
da padre, madre e tre figli di 11 anni, 7 anni e 14 mesi.
Lui
sgozza gli altri quattro. Non ci sono dubbi, è stato lui, anche perché è zuppo
di sangue non suo e confessa.
Questo
è quello che dice la cronaca giudiziaria.
Una
lettera anonima e una foto che rivela molto, come nel lavoro “Uomini che odiano
le donne” di Stieg Larsson.
Un
profumo dolciastro, fruttato. Lettino e seggiolone. Affresco del buio come i
cacciatori del buio. Solletico della creatività.
Sovrapposizione
fra realtà e immaginazione, fra fantasia e accaduto realmente, fra Oltretomba e
mondo: è più reale l’irreale o è più irreale il reale?
X. Che
cosa è questa X?
Paretur ad periculum.
“Le dimensioni del polpastrello facevano
pensare a una mano piccola”.
Una
scrittura diretta, implacabile, ritmata da vicende sempre più avvincenti e
misteriche.
Ciò
che esiste non sempre è visibile: esiste più l’invisibile del visibile. L’essere
umano è un antro nel quale convivono il celestiale ed il luciferino.
Uno stratagemma
artistico superlativo.
Salvati.
2005.2015.2025.
Dieci anni. Dieci anni. La Famiglia C., Alfredo F, la scrittrice dai multiformi
nomi e Bratska Vŭlk: “La malvagità è un
batterio che prolifera nella muffa dell’odio e nel rancore stagnante e la cui
contagiosità passa attraverso il racconto di certe storie”.
“Gli scrittori vedono cose che gli altri non
riescono a vedere”.
Fabrizio Giulimondi
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