domenica 30 novembre 2025

“IL REATO DI PENSARE. OLTRE IL CONFORMISMO, ESERCIZI DI LIBERTÀ” di PAOLO CREPET (MONDADORI)



Occorre sapersi conquistare le cose belle, altrimenti diventiamo collezionisti di mediocrità o, peggio, scartiamo le difficoltà per codardia. Ogni bellezza, senza eccezione alcuna, trasuda fatica.”

Il reato di pensare. Oltre il conformismo, esercizi di libertà” di Paolo Crepet (Mondadori) è una sinfonia della creatività divisa in trentacinque partiture; un arpeggio armonico di idee e riflessioni; una profonda boccata di ossigeno per disinquinare cervelli all’ammasso, menti intossicate dal conformismo, dal Politically Correct e dal Wokimso, intelletti offuscati da una densa cappa orwelliana imposta dal Pensiero Unico.

Il reato di pensare” è un mosaico di parole e immagini, è letteratura espressionista con al centro la riconquista dell’intelligenza, della ricerca di risposte e dell’analisi delle verità sull’obnubilamento e l’imbarbarimento delle coscienze. Saggio scorrevole e di grande interesse, “Il reato di pensare” si apre a qualunque mente, basta che abbia il vivo desiderio di percepire la complessità delle dinamiche del mondo.

Paolo Crepet indica la riscoperta della fatica come metodo di salvazione, rifuggendo la scorciatoia della “comodità” causa della perdita della capacità di pensare da parte di molti, forse troppi: “Anche il pensare porta con sé una forma di dolore, perché è faticoso per antonomasia”.

Pensare, tornare a pensare, tornare alla durezza del pensiero, autentica chiave di lettura del libro e chiave di volta delle nostre esistenze: ”Come ha detto Jorge Luis Borges, ‘non c’è piacere più complesso del pensiero’“.

Riappropriamoci dell’essere discutibili e avversiamo l’indiscutibilità: “Se c’è una cosa che apprezzo in una persona è che sia discutibile, nel senso che faccia discutere per le idee che propone … Che vi siano così pochi uomini e donne discutibili per molti è un sollievo, per me è il segno di un declino culturale”.

La nuova ideologia globalizzante e totalizzante vuole rimuovere dall’essere umano, sin dalla sua infanzia, la possibilità dell’inciampo, tenendolo ogni individuo lontano da ogni rischio di “disallineamento”, qualificando razzista, omofoba o sessista qualsiasi idea non rientrante nel modello costruito dal Grande Fratello. Il nuovo e unico comandamento è una reductio ad unitatem dell’azione cerebrale in modo che nessuno incorra in una presunta sofferenza, così che tutti possano vivere in una grigia mediocrità di massa. La nuova “felicità” è raggiungibile con il semplice inserimento di parole scorrette nel novello “Indice” post-moderno: l’abrogazione delle parole conduce automaticamente e fatalmente l’abolizione dei pensieri pericolosi.

Forse questo è l’obiettivo finale: depotenziare le immagini, le parole, il pensiero”.

Fabrizio Giulimondi

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