“La vita va così” è un bel film di Riccardo Milani anche se ideologicamente
orientato. Attori di grande caratura come Diego
Abatantuono (ricco, imprenditore edilizio e per giunta di Milano,
fatalmente “cattivo”); Aldo Bagio
senza Giovanni e Giacomo, che passa da “cattivo”(mentre lavorava per l’impresa
edile) a “buono”, quando prende contezza della importanza di lasciare nel
godimento della comunità locale una spiaggia paradisiaca nel sud della Sardegna,
invece di fornire alla stessa Terra 2500
posti di lavoro, più l’indotto; Virginia
Raffaele, figlia e grande sostenitrice del pastore sardo protagonista delle
vicende, sarda orgogliosa e verace che ritiene più utile lasciare fratelli, nipoti,
amici e compaesani in gravi disagi economici e lavorativi piuttosto che
accettare dodici milioni di euro; Geppi
Cucciari, giudice sarda che si intrattiene senza alcun problema a dialogare
con la parte ricorrente (il pastore sardo) prima di emettere la sentenza (quindi
già scritta), si accompagnano ad attori neofiti al pari di Giuseppe Ignazio Loi, vero pastore sardo sino all’età di 84 anni
quando è stato scoperto dal regista, interprete di Efisio, ossia Ovidio Marras,
realmente esistito, deceduto nel gennaio 2024 e che ha combattuto una battaglia
ventennale – vincendola - contro una
grande impresa edilizia che voleva costruire un resort in quella zona.
Efisio
è un personaggio straordinario, autentico, granitico, irremovibile nel suo “No!”
anche quando per anni si trova non solo tutto il suo paese contro ma anche parte
della propria famiglia. Quella straordinaria bellezza naturale non deve essere goduta
da pochi e per arricchire taluni ma deve essere a disposizione di tutti.
Il ballo
finale che coinvolge l’intero paese e ogni singolo attore al ritmo di armonica
è molto molto “acchiappante”.
Una
sola domanda conseguente al problema che ricorre per tutta la durata del film,
ossia la fuga di giovani e meno giovani dalla Sardegna: ma se è visto come bieco
capitalismo l’impresa che porta 2500 cittadini del posto ad essere assunti,
oltre l’indotto, quale altra soluzione si può adottare? Sicuri che il “No!”
orgoglioso, indomito, coraggioso e carico di dignità di Efisio non nasconda l’egoismo
di un vecchio disinteressato alle sofferenze e ai notevoli disagi dei suoi
compaesani?
Fabrizio Giulimondi
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