Nell' estate del 2009 in Grecia mi sono imbattuto nella lettura de “L’ombra del Vento” di Carlos Ruiz Zafòn: La Vanguardia ha avuto ragione a definirlo “l’annunzio di un fenomeno della letteratura popolare spagnola”, perché l’ho divorato in un giorno.
Dopo è sopraggiunto “Il Gioco dell’Angelo” e confermo quanto detto dal Corriere della Sera: “Nomino Zafòn il Dickens di Barcellona, lo scrittore più potente al mondo al momento in materia di marchingegni narrativi”.
E l’ultimo, quello che ho appena finito di leggere sul treno al ritorno da Lecce? “Il prigioniero del Cielo”, di Carlos Ruiz Zafòn, Mondadori.
Non può non essere letto di volata perché non riesci a fermarti anche se volessi, ne sei impedito. Il libro, alternandosi fra l’attualità della narrazione (1957) e il continuo rimando al 1940 nel terribile castello di Montjuic, luogo di disperata prigionia e orribili torture per i detenuti politici e non del regime franchista, svela con momenti di drammaticità, tenerezza e qualche sorriso ciò che v’è dietro al primo romanzo di Zafòn “L’ombra del Vento” e, come si giunge al secondo suo capolavoro “Il Gioco dell’Angelo”.
I due personaggi protagonisti dei tre romanzi sono sempre più coinvolgenti: Fermìn è semplicemente straordinario e non vi sarà un solo lettore al mondo che non lo amerà e che non desidererà incontrarlo almeno una volta nella sua vita reale….. e Daniel. Lo stato d’animo di Daniel è sempre più complesso e affascinante. Cosa farà Daniel forse lo sapremo nel prossimo romanzo, come si intuisce nelle ultime righe di questo libro che, se non leggerete, ve ne sarà reso conto nell’Aldilà.
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