Non è facile commentare un romanzo storico come “La
bottega dei libri proibiti” di Eduardo Roca, Mondadori, per la sua complessità,
completezza dello sviluppo narrativo, articolazione dei capitoli e descrizione
dell’epoca di suo svolgimento.
E’ un lavoro che si legge lentamente, sbocconcellando
la storia sino a pag. 300. Dopo, sino alla fine (e sono 550 pagine!)
l’apoteosi! Sempre più avvincente! Sempre più appassionate!Sempre più
coinvolgente!
Libro erudito, colto, da cui si apprende molto, la cui collocazione nel XV secolo è
fondamentale.
Sacro romano impero germanico. Colonia. 1430-1442 D.C.
Tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV l’Europa
vive un periodo di decadenza. La fine del periodo di caldo del Medioevo,
durante il quale le alte temperature avevano favorito i buoni raccolti, aveva
portato con sé un freddo rigido che aveva danneggiato profondamente
l’agricoltura. Le epidemie, in particolare la peste, non erano state d’aiuto.
La crescita demografica verificatasi nei quattro secoli precedenti si era
interrotta bruscamente e la popolazione europea si era ridotta di un terzo. Il
sistema feudale cominciava a vacillare.
In questa raffigurazione si muovono i tantissimi personaggi del libro: le prime decine di pagine
servono per inquadrarli.
Quattro sono i coprotagonisti.
Lorenz, l’orafo, vedovo
per non essere riuscito a salvare dalle fiamme di un incendio l’amata consorte,
sua figlia tredicenne Erika (che avrà un ruolo sempre più pregnante nel racconto),
la nuova “fidanzata” Olga ( in realtà si
chiama Ilse e il perché dovete scoprirlo da soli), i suoi amici fra cui padre Martin ( fine
terribile l’attende!), e Yohann il libraio (anche lui vittima di atrocità) e
molti altri.
Nikolas
il copista, proprietario di uno scriptorium,
suo figlio Alonso, amanuense, frutto di
un amore tormentato con la figlia di un principe islamico nel regno di Granada
in Spagna e le varie sue concubine
E’
l’epoca in cui i libri si tramando trascrivendoli a mano ed è la Chiesa ad avere il monopolio
della cultura e dei laboratori ove avvengono le trascrizioni dei testi, ma Nikolas rompe questo monopolio con la prima,
importante e propizia attività laica di copiatura a mano di libri originali su
incarico di potenti. Gli stessi potenti, però, gli chiedono copia di altri tipi di libri, che violano le sacre
leggi della Chiesa: il Decameron di
Boccaccio e il Kamasutra, scritto da Vatsyayana, antico manoscritto in lingua sanscrita risalente al periodo Gupta della storia
indiana.
Questa attività al fine di non incorrere nelle
terribili sanzioni ecclesiastiche e civili, è realizzata da Nikolas all’interno
di uno scriptorium segreto, con l’ausilio di lavoranti storpi e deformi.
Queste
operazioni illecite possono essere poste in essere grazie alle amicizie con l’ Arcivescovo
di Colonia (di cui scoprirete la turpitudine) e del crudele Sindaco
(anche se in realtà in quell’epoca erano due i Burghermaister di Colonia).
Quale è il filo conduttore delle vicende che si
intrecciano fra di loro?
La cultura, i
libri, la tensione morale che si fa azione, anche estremamente rischiosa,
financo a ricevere una morte atroce, affinché cultura e libri si possano propagare sempre di più, sino a permearsi fra i ceti
meno abbienti e la conoscenza non sia solo di pochi: solo in questa maniera il popolo si sottrarrà al giogo di Autorità
civili ed ecclesiastiche la cui ferocia nel romanzo viene ben evidenziata con la descrizione di torture e di
roghi.
E’ in questo sommo anelito intellettuale teso a trovare
i mezzi per diffondere il più possibile
la cultura e la conoscenza anche tra il volgo, che si insinua tra le pieghe della narrazione la
scoperta della scrittura artificiale,
ossia della copiatura meccanica del contenuto delle pagine dei libri (ndr le fotocopie).
Nel 1448 Gutemberg a Magonza individuerà la tecnica per
procedere alla stampa di un testo (anche
se pare siano stati gli olandesi i
primi).
In
realtà nel romanzo l’antesignano è proprio il mite e laborioso Lorenz che
trasformerà un torchio per l’uva in strumento per copiare i libri
meccanicamente: quello che prima necessitava di decine di amanuensi e impegnava mesi di
tempo, ora può essere ottenuto in poche settimane, come la riproduzione di 50
copie dell’ Etica Nicomachea di Aristorele, consentendone la lettura originale
in contrasto con la interpretazione
addomesticata del pensiero scolastico e,
in particolar modo, del suo capostipite
San Tommaso D’Aquino; o come la
copiatura (e per questo v’era il rogo preceduto dalle più efferate torture) di
200 Vangeli scritti (udite!udite!) in lingua tedesca. Tale diffusione e,
quindi, tale lettura, avrebbe fatto conoscere il contenuto del Sacro Verbo direttamente nella lingua
conosciuta anche dalle persone più semplici, senza più la obbligatoria interposizione ermeneutica
della Chiesa.
Questo - ed
altro - avrebbe portato nella prima metà
del ‘500 alla riforma luterana… ma questa è un’altra storia.
Fabrizio Giulimondi
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