Fabrizio Giulimondi pubblica la lettera di dimissioni dalla carica di Presidente della Giovane Italia di Giorgia Meloni
Carissimi,
molte volte ho già preso questa decisione e altrettante sono tornata indietro.
Non stavolta. Dalla nascita della Giovane Italia in poi mi sono spesa
per individuare tempi e modalità perché si potesse celebrare un
congresso, che mi consentisse di passare a un’altra generazione il
testimone della guida del movimento giovanile. Finora è stato
impossibile celebrare questo benedetto congresso della Giovane Italia, e
per quanto sia per me doloroso scrivere questa lettera, ritengo che non
sia più procrastinabile il mio addio al movimento giovanile ufficiale
del Pdl. Per due motivi fondamentali. In primo luogo,
perché quando si sostiene una battaglia per il rinnovamento
generazionale in Italia, e si è a capo di un’organizzazione da troppi
anni, si finisce per non essere in regola con la propria coscienza. Ed è
una cosa che non sopporto, perché ritengo che la coerenza debba essere
la prima virtù di chiunque pratichi l’impegno civile.
La seconda ragione
delle mie dimissioni sta nell’estremo sollecito ai vertici del partito, e
a tutti i massimi dirigenti della Giovane Italia, affinché si
prodighino per consentire lo svolgimento di un’assemblea congressuale
della Giovane Italia, nella quale poter eleggere i propri rappresentanti
secondo i principi di merito e democrazia.
Fino a quel momento da tanti atteso,
al mio posto ci sarà Marco Perissa. Voi lo conoscete bene, perché in
questi anni è stato un punto di riferimento per tutti, e non a caso è
stato il nome più condiviso sul quale puntare per questa fase. Sono
certa che saprà guidare il movimento con intelligenza e coraggio nei
mesi che lo separano da una grande assise che possa legittimare
pienamente una nuova grande storia di protagonismo generazionale.
Io, la mia storia, l’ho fatta.
Ed è stata incredibile. L’esperienza nel movimento giovanile mi ha
formato come donna e come italiana, prima di qualunque altra cosa io
possa esser diventata in questi anni. Sono passati vent’anni da quando
varcai la soglia di una sezione del Fronte della Gioventù alla
Garbatella, sull’onda lunga delle emozioni scatenate dal brutale
assassinio di Paolo Borsellino. Da quel giorno, molte cose sono accadute
intorno a me e dentro di me. Battaglie, gioie, sconfitte, riscatti,
amicizie, amori, lutti, rinascite.
Non cercavo altro che dare un senso alla mia indignazione,
e ho trovato molto di più: una comunità. Ragazzi e ragazze, di ieri e
di oggi, alcuni ancora giovani, altri diventati uomini e donne, che
hanno dedicato tanto, poco o tutto, alla propria passione politica.
Senza chiedere in cambio poltrone, stipendi o privilegi. Li ringrazio
tutti, uno per uno, perché sono stati la mia forza e il mio entusiasmo.
Ringrazio quelli che mi hanno sostenuto quando sono stata eletta a
Viterbo e quelli che non lo hanno fatto, ma dal giorno dopo hanno capito
che saremmo stati forti solamente se fossimo rimasti uniti.
Su tutti, un grazie lo meritano
Giovanni e Carlo, che in questi anni hanno condiviso ogni mia scelta da
Presidente nazionale e che come me da tempo sperano di poter passare il
testimone. E poi Paolo, che da qualche anno non è più dirigente del
movimento ma continua a occuparsi di giovani da un’altra angolazione, e
Michele, che non si è risparmiato mai in questi anni e penso che non lo
farà neanche adesso.
A queste migliaia di persone, conosciute in ogni angolo di questa stupenda nazione,
ho pensato molto durante i miei tre anni da Ministro della Gioventù. Ho
provato con ogni mia forza a non deluderle. E se non mi sono lasciata
abbattere dagli scarsi mezzi a disposizione è stato proprio perché
sapevo di poter cercare nel bagaglio della mia formazione giovanile gli
strumenti utili per superare gli ostacoli.
Conclusasi questa esperienza di governo, purtroppo prematuramente, ed essendo ormai giunta a 35 anni,
davvero mi sentirei a disagio a proseguire oltre nella guida della
Giovane Italia. Continuerò, per storia e per formazione, a lavorare in
ogni sede perché la Giovane Italia abbia il battesimo e gli strumenti
che merita. E sarò sempre a disposizione di chiunque abbia bisogno del
mio aiuto.
Ma lascio il testimone.
E so che verrà raccolto prontamente, non da uno, ma da una moltitudine.
Gente che si batte, senza paura, come quei mille ribelli che al seguito
di un vecchio generale inviso ai politicanti dell’epoca innalzarono una
nazione dove prima non c’era. Oggi come allora, il nostro popolo ha
bisogno di una generazione a cui affidare le proprie speranze. E io so
che quella generazione esiste, e può tantissimo se saprà credere in se
stessa, e se sapremo crederci anche noi.
È ancora il tempo della Giovane Italia.
Giorgia Meloni
Giorgia Meloni
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