“Gli inseparabili, il fuoco amico dei
ricordi”, di Alessandro Piperno, Mondadori, candidato - e possibile
vincitore, insieme a Gianrico Carofiglio
con “Il silenzio dell’onda”, anch’ esso
commentato in questa rubrica - al Premio Strega, le cui votazioni si terranno
il prossimo 13 giugno a Casa Bellonci
a Roma e la premiazione il 5 luglio al Ninfeo di Villa Giulia sempre a Roma.
Gli
inseparabili sono una razza di pappagalli del Madagascar che vivono a coppie e
quando muore l’uno muore anche l’altro.
Gli
inseparabili sono due fratelli ebrei, Filippo e Samuel, il primo sposato e mantenuto dalla moglie Anna, una ex show girl di “non è la
Rai” (Vi ricordate?Il programma di grande successo di
pubblico degli anni ’80 pensato e
diretto da Gianni Boncompagni per le reti Finivest), semi anoressica e con
gravi problemi psichici, mentre Samuel (Sami per gli amici) ha una brillante carriera, ma anche gravi problemi sessuali, sui quali l’Autore si
sofferma morbosamente, fastidiosamente, dettagliatamente e ripetutamente.
Sami sta per sposarsi con Silvia, ragazza priva di
carattere e personalità, tanto da
accettare di convertirsi all’ebraismo.
Filippo da
persona nullafacente e, apparentemente,
priva di interessi e di attitudini, si
rileva un grande disegnatore di fumetti, ed un suo lavoro cinematografico comics arriva a Cannes e comincia a
sbancare i botteghini e a ricevere numerosi premi internazionali.
Questi eventi
determineranno conseguenze dirompenti nella vita di Filippo, che si
vedrà anche minacciato di morte da
organizzazioni terroristiche islamistiche.
A sua
volta, la quotidianità professionale e
affettiva di Samuel imploderà.
In realtà
sullo sfondo v’è per tutta la narrazione ciò che è accaduto venticinque anni prima al loro straordinario padre Leo
che, dopo l’infame e ingiusta accusa di
aver molestato la “fidanzatina” dodicenne di Samuel, si era rinchiuso
per la vergogna nel sottoscala, da dove
ne era uscito cadavere.
La moglie
Rachel, madre di Filippo e Sami, donna di robusta volontà, si ingegnerà per
cancellare la stessa esistenza sulla terra di Leo, il cui nome non sarà più pronunziato sino all’apice finale.
Questo è
il vero filo conduttore della storia, la cui drammaticità si manifesta ed
esplode nelle ultime cinquanta pagine:
se questo romanzo vincerà il Premio Strega avverrà per queste!
Fabrizio Giulimondi
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