Sulla scorta del film Magdalene scritto e diretto nel 2002 da Peter
Mullan e vincitore del Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia nello
stesso anno, anche la bella e struggente storia raccontata da Stephen Frears in “Philomena” è ambientata, almeno in
una parte del suo sviluppo, nelle Case Magdalene. Questi istituti
femminili, sorti fra L’Inghilterra e l’Irlanda nel XIX secolo e gestiti da
suore cattoliche, accoglievano ragazze ritenute immorali, magari, per aver
subito violenza sessuale, o per aver rifiutato di sposare un ragazzo che era
stato imposto loro, oppure in ragione di
condotte ritenute al tempo peccaminose e in contrasto con la morale sociale.
Philomena, vissuta in Irlanda in uno di questi luoghi e rimasta incinta nella totale ignoranza in
materia sessuale, le viene tolto il figlio all’età di quattro anni per essere venduto
ad una coppia americana, secondo un costume consolidato in quegli anni.
Philomena oramai avanti negli anni, cercherà il figlio con il supporto di un
giornalista defenestrato dall’entourage del Primo Ministro britannico, seguendo un percorso doloroso cosparso di
ricordi ed umiliazioni, che condurrà l’azione
scenica negli States e, di nuovo, al termine del peregrinare, in quella casa ove tanta feroce ingiustizia fu perpetrata.
L’interpretazione affidata alla magistrale attrice inglese Dame
Judith Oliva Dench, conosciuta come Judi Dench, non potrà non penetrare l’anima dello spettatore, per la potenza
ineguagliabile della espressività del volto e dello sguardo, talora buono e
rassegnato, altre volte determinato e carico di passionale volontà, contrassegnato dalla luce di occhi che cercano
la gioia e il riscatto, mai la vendetta,
nell’incontro con un figlio mai visto e
di cui nulla si sa, neppure se sia ancora in vita.
Suggestivo il contrasto fra la religiosità intonsa e incrollabile di Philomena
e lo sprezzante ed irriverente ateismo e anticlericalismo del suo “accompagnatore”
(Steve Coogan).
Le abilità artistiche forgiate nella lunga esperienza teatrale rendono Judi
Dench fra le più bravi attrici nel panorama mondiale, grazie alla intensa recitazione
di cui abbiamo già goduto in Shakespeare in love sotto le vesti di Elisabetta I d’Inghilterra, ruolo che le valse
nel 1998 l’Oscar come miglior attrice non protagonista.
Fra le quattro nomination al Premio Oscar 2014 v’è anche la sua come
miglior attrice protagonista: che il Fato le sia favorevole!
Fabrizio Giulimondi
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