“Il Messia Sposo. La metafora sponsale in Mc
2, 18-22” di Michal Tadeusz Szwemin
(www.przegladkoninski.pl), breve
saggio di un giovane sacerdote orionino polacco la cui età, cultura,
preparazione e attenzione al particulare, conferiscono freschezza al fine intelletto,
alla capacità di ricerca, alla sobrietà nella esposizione e alla curiosità
teologica.
Lo
scritto compie una analisi accurata, anatomica, chirurgica, puntigliosa,
metodologicamente intransigente, su alcuni passi dei Vangeli e dell’Antico
Testamento in merito alla figura, nuova
e dirompente, di Gesù come Sposo della Sua Chiesa.
I testi Sacri vengono comparati, meditati e
vivisezionati con approfondita saggezza, al pari della metodica adoperata dall’ingegnere
genetico.
L’Autore mostra un occhio attento ai dettagli,
per il cui tramite disvela il “Tutto”.
Lavoro
colto, erudito, dotto, con un affascinante e scientifico studio etimologico,
storico e semantico, di singole parole
ed espressioni greche tratte dal Nuovo Testamento. Suggestiva e di grande
interesse gnoseologico la dissertazione sulla centralità del digiuno nella
Bibbia, sino a giungere all’uso di tale pratica in Cristo, vissuta in modo spiritualmente
diverso e con un atteggiamento gioioso, strumento didattico e didascalico, di rinnovamento e
rigenerazione dell’anima.
Al
centro del lavoro di Michal Tadeusz
Szwemin v’è il rapporto sponsale fra Cristo e la Chiesa, “metafora influente e fruttifera della Bibbia”
– come riflette il cardinal Kasper nella sua prefazione – “sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento (…) anche i documenti del
Concilio Vaticano Secondo ne danno abbondante testimonianza in una molteplicità
di luoghi. Nessun’altra metafora esprime meglio il rapporto del tutto personale
e intimo fra Dio e il suo popolo, fra Dio e ciascun uomo, la cui anima è
inquieta fino a che non riposi in Dio (San Agostino), perché tutti noi siamo
creati per l’amore (San Giovanni della Croce).
Le
metafore e le parabole sono gli artifizi retorici e letterari privilegiati da
Gesù per “comunicare” ad Apostoli e discepoli la “Veritas”, per rappresentare, fa conoscere e palesare la Sua
originaria e teleologica natura e
sostanza divina: partendo proprio dai versetti dell’Evangelista Marco 2, 18-22 emerge, con potente chiarore, che “Gesù è lo ‘Sposo’, Egli è ‘nuovo vestito’, ‘vino
nuovo’. Egli è la persona che perdona i peccati (2,1-12), è medico per i
peccatori (2, 15-17), è padrone del sabato e delle malattie (2, 23-3,6). La Sua
identità si manifesta in diversi modi, ma sempre come non accettabile per i
giudei. Questo ‘nuovo’ è incompatibile con il ‘vecchio’. “.
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