Gabriele Muccino è l’esteta
del dramma e ha abituato il pubblico con il suo filone cinematografico
americano (La ricerca della felicità,
Sette anime, Padri e figlie) a lavori ad alta tensione e densità tragica.
Il film corale “A
casa tutti bene” riprende la linea artistica tracciata da L’ultimo bacio (2000), sviscerando entro il solco della migliore
tradizione commediografa italiana i rapporti familiari fra il grottesco, il
ridanciano e l’angosciante.
I
marosi impediscono la partenza dalla splendida isola di Ischia di una gens al completo che si è riunita per
festeggiare i 50 anni di matrimonio della coppia capostipite. Ovviamente, il
rimanere tutti insieme per più ore del previsto e il passare due giorni e due
notti all’interno delle stesse mura domestiche fa emergere le magagne di ogni
singola coppia. Brutali dinamiche parentali esplodono in maniera improvvisa e
confusa, quasi come biglie impazzite, fra zii, nipoti, cugini, cognati, nuore,
coniugi ed ex coniugi, nuore, fratelli e sorelle, genitori e figli La pellicola
respira in pieno la produzione filmistica italiana, tutta tesa alla demolizione
della famiglia tradizionale, esattamente all’opposto della maggior parte dei
film di marca hollywoodiana che la esalta e la fa divenire un simbolo della
grandezza patriottica a stelle e strisce.
E’
evidente che l’iter narrativo trasuda delle vicende personali del regista con
la sua famiglia reale e i noti e violenti contrasti con il fratello attore
Silvio Muccino.
Dovrebbe
lasciare l’amaro in bocca ma l’intento dell’Autore non è raggiunto: lo
spettatore italiano oramai è abituato al leitmotiv
degli artisti di casa nostra tutti propensi a configurare il nucleo familiare come
veste, forma ed espressione di ipocrisia borghese (usando l’antico linguaggio
marxiano) e di vetuste tradizioni oramai accantonate da più veritiere modalità
di vivere i propri sentimenti. Questa freschezza è inverata dalla giovane
coppia sedicenne - interpretata da due novelli
attori, Elisa Visari e Renato Raimondi - ancora non ingobbita dal fardello matrimoniale,
fardello ben esplicitato dalla frase “A
me la famiglia sta sul cazzo!”, urlata dal capofamiglia Pietro.
Il
cast degli interpreti è di altissimo livello e v’è una porzione del migliore
cinema italiano, una parte del quale segue da anni Gabriele Muccino: Stefano
Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino,
Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Ivano Marescotti, Giulia
Michelini, Giampiero Morelli, Stefania Sandrelli, Gianmario Tognazzi, Valeria
Solarino.
Sarebbe
interessante comprendere quanto l’arte fotografi la realtà e quanto, invece, la
condizioni, magari dileggiando, con garbo e ironia, una dimensione esistenziale
la cui destrutturazione sta conducendo la società italiana ad una mucillagine priva
di figli, esposta alle intemperie esterne e assente di futuro.
Ai
posteri l’ardua sentenza ma, nel frattempo, “A casa tutti bene” è consigliabile.
Fabrizio Giulimondi
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