Benito
Mussolini cade come un meteorite su piazza Vittorio e si aggira per il centro
di Roma, girovagando poi fra talk show, trasmissioni televisive, redazioni giornalistiche,
sezioni di partito neo-fasciste” e gente comune (autenticamente comune, senza
alcuna brama attoriale).
Il Duce
del fascismo non è stato ammazzato il 28 aprile 1945 ed è di nuovo fra di noi:
questa è la brillante intuizione che Luca
Miniero infonde nel suo nuovo (docu-) film “Sono
tornato”, trasposizione in camicia nera del lavoro di David Wnendt “Lui è
tornato”, incentrato, invece, sulla figura di Hitler.
Non
dirò molto su questa pellicola perché è troppo intrigante per non essere vista,
troppo ironica, surreale, apologetica e veritiera.
Mi
siano consentiti soltanto due brevi spunti di riflessione.
Mussolini
agli occhi del pubblico adulante diventa un criminale solo dopo aver ammazzato
un cane (la religione animalista).
“Acchiappante”
la scena dell’anziana signora ebrea, unica superstite della deportazione del
ghetto romano del 16 ottobre 1943, la cui vista del Dittatore la fa uscire dall’incipiente
Alzheimer riproiettandola, sana di mente, a quei giorni tenebrosi.
Una
nota di encomio a Massimo Popolizio,
caricatura - ma non troppo – di Mussolini,
a Frank Matano nei panni del
giornalista “scopritore” di quello che lui considera solo un bravo attore e,
infine, a Stefania Rocca, dirigente
televisiva “squala”.
Buona
visione!
Fabrizio Giulimondi
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