Il
titolo in parte fa pensare che si parli di terrorismo islamista ed è in parte
vero, almeno nella superficie, ma nelle viscere del racconto “Il fondamentalista riluttante” di Mohsin Hamid (Einaudi, 2007, da cui è stato tratto l’omonimo film di Mira Nair nel
2012) tratta del lutto e della sua elaborazione.
La
morte per incidente del ragazzo di Erica e la di lei scomparsa (suicidio?) sono
il vero baricentro della storia che si dipana fra un prima e un dopo: lo
spartiacque è l’11 settembre 2001.
Prima
un pakistano capace era un nuovo acquisto dell’intelligencija statunitense; dopo solo un individuo ontologicamente
sospetto.
Il casus narrativo è un dialogo fra il
protagonista, Changez (il giannizzero) e un misterioso interlocutore, attraverso
il quale vengono ripercorsi delicatamente spazi e tempi di anime divelte da
tragedie umanitarie e personali, che si fondono con il passar del romanzo in un
unico dramma di nome lutto.
Fabrizio Giulimondi
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