Non pensavo che Daria Bignardi, nota conduttrice del
programma Le invasioni barbariche trasmesso
su La7, fosse una così brava scrittrice. Il suo terzo
romanzo intimistico -psicologico “L’acustica perfetta” (Mondadori) è
interessante, scorrevolissimo e estremamente irritante.
Il quindicenne italo-tedesco Arno incontra la
tredicenne genovese Sara ed è per lui subito un coup de foudre, mentre per lei una semplice avventura
pre-adolescenziale estiva. Trascorrono sedici anni e i due si rincontrano (per
caso?) e dopo pochi mesi si sposano. Tredici anni di matrimonio e tre figli e,
poi, Arno, professore di orchestra, violoncellista alla Scala di Milano,
quattro giorni prima del giorno di Natale, trova una lettera della moglie con
la quale gli comunica che se ne è andata per vivere un periodo da sola (dove e
per quanto tempo non si sa) e lascia a lui il compito di stare con i figli.
Passano quattro mesi e solo poche e mail gli pervengono dalla moglie nonostante feste comandate e
compleanni. I figli e i nonni proseguono le proprie esistenze
come se nulla fosse. Solo Arno non si da pace e decide di iniziare le ricerche
per capire dove sia la moglie e il perché del suo gesto. Attraverso gli stessi
amici e parenti e le persone legate nel passato a Sara, Arno scopre verità sul
passato di lei a lui completamente ignote. Il finale è inaspettato e, a mio
parere, dovrebbe far inquietare qualunque persona c.d. normale: se la condotta
tenuta della protagonista del bel lavoro della Bignardi fosse stata posta
in essere da un uomo, de minimis gli
sarebbero stati conferiti i titoli onorifici di mascalzone e spregevole (o, in alternativa,
abominevole) essere di sesso maschile che ha abbandonato moglie e figli,
lasciando ogni onere, fatica e responsabilità alla derelitta consorte.
Stimolanti due riferimenti letterari: il primo al poeta
vissuto nell’Appennino tosco –emiliano a cavallo fra l’ottocento e il novecento
Dino Campana: “Le vite degli uomini, quando incominciano storte, nemmeno Dio le
raddrizza.”; il secondo al grande drammaturgo russo Tolstoj: “Chi è felice ha
ragione”.
Altrettanto splendide sono le descrizioni
paesaggistiche della Sardegna, dei suoi boschi e del suo mare, dei suoi colori, delle sue onde e i suoi odori,
dove Sara e Arno trascorrono la loro felice luna di miele, e della fragranza
dei profumi intensi delle piante, degli alberi e degli arbusti che colorano le Alpi Apuane e le distese
della campagna toscana.
Fabrizio
Giulimondi.
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