domenica 11 novembre 2012

PAOLA SORIGA:DOVE FINISCE ROMA



 

Dove finisce Roma, opera prima della studiosa di letteratura Paola Soriga, la cui origine  sarda ben trapela dalle pagine del libro edito dalla Einaudi, nelle quali il suo dialetto (o lingua?) viene spruzzato un po’ ovunque.
Compirete  due percorsi, uno spaziale e l’altro temporale.
Attraverserete i quartieri e le strade di Roma dal centro alla periferia e   entrerete nelle botteghe e nelle locande, alcune  tutt’oggi  esistenti. Respirerete l’aria della Roma degli anni fra il 1938 e il 1944, per  intraprendere il secondo cammino, lungo il tempo: le leggi razziali del 18 settembre 1938; la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940; il bombardamento americano di San Lorenzo del 19 luglio 1943 che provocò  3000 morti e 11.000 feriti; la fatidica notte fra il 24 e il 25 luglio 1943 con la caduta  di Mussolini a seguito della approvazione dell’emendamento Grandi da parte del  Gran Consiglio del Fascismo e il conseguente suo arresto; la ascesa al potere  del governo Badoglio grazie al quale, il 14 agosto 1943,  Roma sarà dichiarata Città Aperta; l’armistizio firmato il  3 settembre 1943 fra il governo Badoglio e le autorità militari alleate, reso pubblico solo  l’8 settembre per dare il tempo ai componenti di quest’ultimo e al re Vittorio Emanuele III di fuggire a Bari; la raccolta di cinquanta chili d’oro da parte della comunità ebraica di Roma per salvarsi dalla deportazione nei giorni 26 e 27 settembre 1943, deportazione che avverrà lo stesso la mattina del 16 ottobre 1943 (a differenza di quanto riportato a  pagina 72 che erroneamente indica la data del 16 dicembre) con il terribile rastrellamento del Ghetto; la strage delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, a seguito dell’attentato di Via Rasella ad opera dei g.a.p. (Gruppo di Azione Patriottica) romani che cagionò l’uccisione di trentatré soldati altoatesini;  e, infine, la liberazione della Città Eterna il 4 giugno 1944.
Il racconto è compiuto  da una giovanissima ragazza sarda, Ilda, giunta nel 1938 all’età di dodici anni insieme alla sorella Agnese e al cognato  Francesco nel popolare quartiere romano di Centocelle,  dove, accolta da una numerosa e calorosa  famiglia antifascista, diventerà grande amica di Rita (con la quale dividerà l’esperienza della resistenza come staffetta partigiana)  e di Micol, ricca  ragazza ebrea che sarà inghiottita dall’orrore dell’Olocausto.
Intorno alla protagonista si  stagliano  e si muovono  una moltitudine di personaggi, avvolti tutti da un comune destino: la paura, la fame, il dolore, la morte.
Le pagine dedicate all’arrivo delle forze alleate a Roma richiamano le emozioni lasciate dai racconti di chi ha vissuto quel periodo: lo sventolio di raffazzonate  bandiere  a stelle e strisce, la gente per strada, la fine di un tragico incubo che ha condotto alla morte di  54 milioni di europei (la seconda guerra mondiale cesserà  definitivamente con la presa di Milano il 25 aprile 1945, la eliminazione fisica  di Benito Mussolini il 28 aprile 1945,  il suicidio di Adolf Hitler il 30 aprile 1945 e le due esplosioni nucleari di Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945).
Il romanzo, interessante sotto l’aspetto storico, per le ricostruzioni familistiche e le splendide descrizioni ambientali romane, risente della mancanza di un vero pathos,  oltre dell’uso di  uno stile  linguistico che rischia di stancare il lettore, a causa della costante presenza della terza persona, del periodare con il discorso indiretto e dell’eccessivo inserimento della  congiunzione e per unire le frasi – talora troppe -  fra di loro.
Fabrizio Giulimondi

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