Per il mio compleanno ho ricevuto molti graditi
libri e ho immediatamente aggredito Una persona perbene di David Lubrano, Cairo editore, trovandolo veramente
bello, scorrevolissimo, brillante. Dramma e comicità si alternano con il ritmo
di una salsa agrodolce orientale: una prima parte potrebbe essere definita
anche lievemente angosciante, visto il racconto della carcerazione preventiva
subita da innocente dall’avv. Giovanni Angioli, protagonista del romanzo, egregiamente
affiancato da Kempes, personaggio
simpaticissimo che da assiduo frequentatore
delle patrie galere in veste di assuntore e trafficante di droghe, si trasforma
in un co-protagonista umano, commovente e grande produttore di boutade; la seconda parte della storia
porta avanti il tempo di cinque anni dalla assoluzione dell’avvocato, ossia quando
l’Angioli pensava di essersi lasciato finalmente alle spalle la tragica
avventura processuale che, invece, rivivrà,
insieme a molte altre, dopo l’inaspettato ritorno dell’amico di cella Kempes.
Lubrano, collaboratore del noto giornale satirico Il Male di Vauro, mette a nudo, tramite il racconto della
detenzione di Giovanni Angioli, i ripetuti, diffusi e terribili errori
giudiziari che in Italia si verificano oramai con angosciante cadenza. Lubrano,
con grandezza espositiva descrive non solo i luoghi, ma anche gli stati d’animo
di Angioli e dell’umanità che lo circonda, facendo vivere al lettore l’orrore e la
devastazione che travolge una persona
innocente follemente sbattuta in un istituto penitenziario. Sin dall’incipit la mia mente e il mio cuore sono
volati inesorabilmente alle vicende che hanno sconvolto l’esistenza del mio buon amico Giorgio Magliocca (e,
fatalmente, della sua famiglia) il quale, come sindaco del comune di Pignataro Maggiore nel Casertano, con l’imputazione
di concorso esterno in associazione camorristica, è stato tradotto in prigione per rimanervi per
ben otto mesi e mezzo (a cui si aggiungono due di arresti domiciliari ottenuti grazie alla straordinaria capacità tecnica e sensibilità
umana del giudice per le indagini preliminari), per poi vedersi riconosciuta la
sua completa innocenza dal giudice della udienza preliminare di Napoli con una formula piena e totale: assoluzione
PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE. Il
protagonista del romanzo è assolto per non aver commesso il fatto: il fatto
criminoso esisteva ma l’Angioli ne era estraneo, mentre, nel caso di Magliocca,
non esisteva neanche nella realtà (ossia
in rerum natura, volendo adoperare un
po’ di manzoniano latinorum), anche
se sono esistiti per lui gli otto mesi e mezzo di galera, prima presso la
struttura di Santa Maria Capua Vetere, successivamente presso quella di Avellino.
A pari dell’avv. Angioli che vedrà calare la definitiva pietra tombale sulla sua dirompente disavventura
giudiziaria in sede di appello con la conferma del verdetto di primo grado,
anche l’avv. Giorgio Magliocca è in attesa della decisione del giudice di seconde cure, che senza alcuna
ombra di dubbio confermerà la
statuizione assolutoria, perché Giorgio è una persona
per bene, come l’avv. Giovanni Angioli e, come il 40 per cento dei
detenuti, secondo una ricerca pubblicata sul sito
www.errorigiudiziari.com: tale
percentuale si riferisce alle persone in vinculis estranee ai reati loro contestati,
la cui innocenza, però, è provata a
distanza di tempo, talora troppo, come alcuni recenti fatti di cronaca ci hanno dimostrato.
Afferma il decano
dei cronisti giudiziari, Roberto Martinelli: “alcuni giudici sbagliano in buona
fede, altri meno. Alcuni perché non hanno strumenti adeguati e strutture
idonee, altri perché si ritengono baciati dal dogma dell’infallibilità”. Una
realtà che pesa anche sotto il profilo economico-finanziario: il Guardasigilli Paola
Severino nella sua relazione sullo stato della Giustizia del gennaio 2012 ha ricordato che sono 213 i milioni di euro di risarcimento per
ingiusta detenzione che l’Amministrazione pubblica ha dovuto liquidare nel
triennio 2004-2007.
Mentre ero assorto
e completamento avviluppato dalla
narrazione di Una persona per bene, dall’ammanettamento alla
definitività della sentenza di assoluzione dell’Angioli, venivo colpito dalla somiglianza dei suoi pensieri, delle sue emozioni, delle sue sensazioni,
dello suo stato di abbandono sino a visioni allucinatorie e della sua disperazione
senza scampo, descritti con potenza dall’Autore,
con quanto via via mi ha raccontato durante
questi mesi Giorgio.
Peccato per alcune
sbavature presenti nella seconda parte del romanzo, dovute purtroppo alla
emersione nel linguaggio di un becero anticlericalismo e di un eccesso di
laicismo, quando una comparsa del
romanzo che ha la ventura di essere sinceramente
cattolico, padre di quattro figli ”avuti dalla stessa donna” (boh!), si intrattiene sessualmente con un transessuale (conclusione obbligata per un fervente cattolico con quattro figli “avuti
dalla stessa donna”, in attesa- per giunta, Signori
della Corte! - del provvedimento
ecclesiastico di annullamento del precedente vincolo coniugale), oppure quando
il sacerdote celebrante il matrimonio fra Kempes e Lisa inevitabilmente lo fa di corsa mangiandosi le parole, essendo
un vigliacco, non potendo evidentemente
essere altro un prete cattolico…..Bah!
o, se preferite, Mah!
Comunque, ad
eccezione di queste cosellas, vale
veramente la pena leggerlo.
Fabrizio Giulimondi
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