A
stretto giro di ruota dopo “Tramonti”
è uscito un altro splendido libro di Marcello
Veneziani, “Imperdonabili. Cento ritratti
di maestri sconvenienti” (Marsilio).
Io ho
difficoltà a parlare delle opere di Veneziani perché più che parlarne
andrebbero semplicemente lette, assaporate, degustate, ingerite e digerite,
godute, meditate, studiate, penetrate.
Veneziani è un
filosofo, un letterato, un “poeta della parola”, un “neologista”, un evocatore
di idee eterne e miti intramontabili che costringe a riflettere il lettore, inducendolo
a dirigersi verso dimensioni dismesse e obliate dal “Pensiero Unico”.
Cento
scrittori, poeti e pensatori che hanno impreziosito l’Italia, l’Europa e il
Mondo.
Cento nomi
fra conosciuti all’Umanità intera e sconosciuti ai più, che longitudinalmente e
latitudinalmente, dialogicamente e diacronicamente hanno attraversato l’emisfero
terrestre e i secoli dell’esistenza umana.
Cento scrittori,
poeti e filosofi, tratteggiati da Marcello
come un pittore espressionista dipinge sulla tela le sue emozioni scatenate
da ciò che lo circonda, proiettando e introiettando sull’Autore e le sue opere
il proprio punto di fuga, la propria analisi prospettica. Condensate in poche
pagine Veneziani fa entrare se
stesso dentro l’animo, i pensieri, le viscere spirituali di ogni Autore. Marcello Veneziani, per partenogenesi, conduce
il lettore a comprendere la scintilla del pensiero e l’intuizione artistica che
ha sospinto ogni Maestro a renderle palpabili con lo sguardo e visibili con la
lettura.
Di
ognuno di essi Veneziani coglie il
nocciolo interno, la Weltanschauung,
il corpo astrale da cui sono state concepite e osservate le prose, le composizioni
e le rime.
Ho
scoperto personalità illustri della letteratura moderna e contemporanea ignote perché
bandite dalla comunità degli “intellettuali”, resesi colpevoli di essere
imperdonabili.
Ognuno
di questi cento è imperdonabile per qualche cosa: imperdonabile perché non in
linea con il “Pensiero Unico”; imperdonabile perché non fascista quando bisognava
esserlo o non antifascista quando occorreva diventarlo; imperdonabile perché incapace
di galleggiare nella vacuità di idee inconsistenti, immerse e sommerse in un indicibile ed indecente opportunismo.
Impersonabile
perché libero.
“Scrivere è congiungere con un tratto di
penna l’anima, la mente e il mondo.”.
Fabrizio Giulimondi
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