Il 5
agosto 1980 è stato il giorno di uno scontro tennistico di potenza titanica al
confine con il mitologico.
Lo
svedese Björn Borg e lo statunitense John McEnroe si sono sfidati all’ultimo
sangue. Lo svedese, l’“Uomo di Ghiaccio”, si gioca il ruolo di leggenda:
divenire il quinto vincitore consecutivo a Wimbledon.
Borg McEnroe, di Janus Metz Pedersen, è un film di
grande valore estetico ed etico, carico di energia e lotta interiore, che
riprende lo schema di “Rush”, in cui si contendevano il titolo mondiale di
Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Dalla Formula 1 al tennis, stesse rivalità,
stessa tensione a fior di pelle. Nel film di Pedersen l’attenzione, però, si concentra soprattutto sulla sfida spasmodica
di Borg con se stesso.
Borg si
confronta con le sue paure, le sue angosce, le sue paranoie, evocando anche la
propria vita di fanciullo e ragazzo. Anche McEnroe, a sua volta, è proiettato
nel suo passato di fanciullo e di ragazzo: McEnroe l’esagitato, McEnroe lo
psicotico.
Borg
sente la pressione del Mondo intero, l’ansia da prestazione arriva alla
somatizzazione. L’algido senza emozioni Borg non è stato sempre così. Ora,
però, ogni atto di rabbia, ogni ansia, ogni scatto di ira si trasformano in un
colpo di racchetta, un colpo alla volta, sino ad accumulare vittorie su vittorie.
Adesso
Borg deve affrontare la sfida delle sfide. McEnroe possiede un tiro mancino micidiale
che cancella il disprezzo che il pubblico prova per il suoi insulti verso gli
spalti e gli arbitri.
Due
giganti del tennis a confronto nella veste di atleti e uomini.
La
rivalità fra Borg e McEnroe, come per Coppi e Bartali, come per Lauda e Hunt, è
un racconto di vera amicizia, perché i rivali nutrono una immane stima per l’altro,
e senza l’altro loro non sarebbero i campioni che sono diventati. John McEnroe al
pari di James Hunt è genio e sregolatezza; Borg similmente a Niki Lauda è compostezza,
concentrazione, disciplina. Ma Borg è ossessivo nelle sue superstizioni e i
comportamenti che precedono ogni gara rasentano la follia, affini a riti
pagani.
Nel
gioco del tennis la personalità dei giocatori costituisce la prima componente
del competitore, poiché i tennisti sono l’uno contro l’altro mentre un Universo
li osserva, li scruta, li giudica, li ama o li demonizza. Il film entra dentro
queste due personalità e ciò che si nasconde dietro, a fianco e davanti.
Due
attori straordinari che incarnano l’essenza dei due protagonisti, avvicinandosi
in maniera quasi perfetta alla fisicità, alla mimica ed alle movenze dei veri
Borg e McEnroe: in Sverrir Gudnason e
Shia LaBeouf vedrete Borg e McEnroe.
Non
staccherete mai gli occhi dallo schermo e la lunga parte finale del secondo
tempo dedicata alla partita del 5 agosto vi rapirà: ogni respiro, ogni battito
cardiaco, ogni muscolo, ogni nervo teso, saranno i vostri respiri, battiti
cardiaci, muscoli e nervi.
Fabrizio Giulimondi
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