“La voce invisibile del vento” di Clara
Sanchez (Garzanti), romanzo onirico lievemente ansiogeno, forse troppo lungo
rispetto alla narrazione, talora con troppe parole (“Troppe note!” disse
l’imperatore d’Austria Giuseppe II a
Mozart compulsato da Salieri) e qualche descrizione inutile di troppo, di
livello indiscutibilmente inferiore rispetto al bellissimo “Il profumo delle
foglie di limone”, già oggetto di commento entusiastico su questa rubrica.
Il romanzo- similmente al precedente –
si struttura in capitoli in cui in uno parla un protagonista e nell’altro il
co-protagonista, e così via (ricordando un po’ “Il cimitero di Praga” di
Umberto Eco).
Una famiglia in vacanza sulla costa
spagnola: Felix(il marito), Julia (la moglie), che da poco hanno avuto un figlio,
Tito. Julia va a comperare il latte ma ha un incidente con la sua vettura. Il
racconto prosegue come se nulla fosse. Lei racconta l’affannosa e angustiante
ricerca del villaggio turistico dove ha lasciato il marito e il figlio, villaggio che sembra
essersi volatilizzato, non accorgendosi che in realtà è in coma, o meglio in un
sonno profondo da cui non riesce a svegliarsi, in una stanza di ospedale: tutto ciò che il romanzo narra “ a nome di
Julia “ in realtà sono sogni che si sviluppano come se fossero reali.
Le vicende oniriche della moglie si agganciano con gli
avvenimenti che si snodano intorno a lei:
i sogni si formano a seguito delle parole che il marito e la madre le rivolgono
nella stanza di ospedale. Un personaggio misterioso, anche esso degente nella struttura
ospedaliera, Abel, si aggiunge alla moltitudine di “comparse” e, la sua voce è percepita da Julia con le
fattezze dei suggerimenti di un angelo.
Le
voci daranno corpo ad altri sogni
che si concatenano con i precedenti ed i successivi, concretando un percorso
faticoso e nebuloso dai contorni incerti e inquietanti come quelli dei sogni, cammino teso al risveglio, ad uscire dalla realtà del “coma” per andare verso la realtà della vita.
Tutto ciò che si determina al di fuori del suo corpo immobile, le voci, le
parole, i suoni, i rumori, il contatto fisico, gli odori, come quello di una
torta al cioccolato, si trasfondono nel subconscio di Julia, trasformandosi e
trasmutandosi nella dimensione onirica che rappresenta la sola realtà che conosce per otto giorni Julia.
I personaggi dei suoi sogni – come
Marcus - sono realmente esistenti: anzi,
il subconscio per mezzo di essi fa uscire verità nascoste della esistenza di
Julia antecedente lo scontro
automobilistico.
I sogni cominciano a fare parte anche della vita
di Felix.
Sono i sogni il tessuto connettivo della
narrazione e, questi, entrano in contatto con la realtà in
maniera sempre più frequente e ripetuta nell’avanzare della trama: realtà e sogno si
intersecano fra di loro con maggiore incidenza e rapidità nell’avvicinarsi
dell’ ottavo giorno.
Il finale lo lascio a Voi.
Fabrizio
Giulimondi
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