Abbiamo da poco festeggiato i sessanta anni dalla firma dei Trattati istitutivi della Comunità Economica Europea (1957 - 2017), oggi Unione Europea, ma lo sguardo di Salvatore Santangelo nella sua ultima fatica letteraria "Gerussia. L’orizzonte infranto della geopolitica europea" (Castelvecchi) non si intrattiene e non si perde in emozioni e nostalgie. Dalle rovine della seconda guerra mondiale nacque la “Nuova Europa”, che oramai anziana e stanca sta andando verso lidi, che potrebbero vederla non più viva, vegeta e in vigore.
"Gerussia" è uno studio attento e puntuale,
oltre che scientifico per la massiva presenza di richiami bibliografici, fonti
testimoniali e documentazione di grande interesse. La ricerca è rigorosa,
distante ed equidistante, anaffettiva e coinvolgente nello stesso tempo,
algidamente appassionata. Il saggio esamina i pro e i contro delle vicende che hanno
costellato la storia del Vecchio Continente, degli Stati che lo compongono e
dell'Organizzazione che li affascia economicamente, normativamente, commercialmente,
politicamente e socialmente. Lo sguardo ferino ed erudito di Santangelo si concentra sulla Germania
e sulla Russia di Putin, che si apre fascinosa e ammiccante agli
occhi di chi legge. Le teorie
geopolitiche e le valutazioni storiografiche si affiancano alla narrazione
economicista, che fa ben comprendere all’attento lettore quanto le risorse
energetiche (petrolio e gas) siano autentici strumenti di pressione politica, aventi
possente valenza bellica.
La
pace è apparente ed ipocrita se ci si guarda intorno: il canglore delle armi ci
è giunto e ci giunge dal Nord Africa con le primavere arabe, dalla Iugoslavia
con la sua deflagrazione, dai Paesi arabi e mesopotamici con gli interventi
statunitensi e, dalla Georgia e dalla Cecenia, per la riaffermazione della putiniana “Grande Madre Russia”.
Il
libro è percorso da sussulti e brividi dettati da informazioni non
riscontrabili da altre parti e le teorie costituzionali, politologiche e
geopolitiche catturano il pubblico che sarà costretto, finita la lettura, a
porsi domande che lo indurranno a cercare ulteriori risposte.
“Centralità dello Stato, comunitarismo,
radicamento, appartenenza, primato della politica sulla economia e vocazione
identitaria definiscono le coordinate di una rinnovata traiettoria ideologica”.
Questo
passaggio evoca la transizione dallo Stato nazionale ad altri sistemi sovranazionali
che non ridondano necessariamente nelle organizzazioni internazionali sino ad
ora conosciute, ma si possono direzionare verso dimensioni ultra-statuali e inter-statuali
di tipo imperiale.
Fabrizio Giulimondi
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