Dopo
l’opera prima “Semplicemente … un uomo” Marco
“Cina” Angioni regala al suo pubblico “Là fuori … Nessuno” (LFA Puplisher).
La scrittura
è la più efficace azione terapeutica e lo “Zio
Cina” fa intraprendere un percorso allucinatorio, onirico, introspettivo a
tre “eroi allo sbando”, fra presente e la guerra in Libano nel 1982, fra fanciullezza
ilare ed oscura e doveri bellici, fra mistero e domande senza risposte (“Nei miei scritti non ho risposte … solo domande”).
Infanzia
irrisolta ed inspiegabile come quella
del “bambino dai capelli bianchi” che evolve in un futuro che galleggia nell’imponderabile.
La
narrazione è come se fosse scritta a quattro mani. V’è un prima e un dopo
stilistico di Marco Angioni. Dopo un’epoca
confusa sopravvengono stralci di esistenza più sereni e stabili per l’Autore
che proietta il proprio stato d’animo nei segni delle parole, che ne assorbono
le ansie e le incertezze, i turbamenti, le sconfitte e le vittorie, gli incubi
e i sogni irradiati da una nuova luce.
Non
v’è lemma o fonema che non trasudi un passaggio autobiografico.
“Dicono che le parole sono come armi
taglienti, possono abbattere muri invalicabili, riescono a penetrare la corazza
dell’indifferenza, possono fermarci … e in questo pazzo mondo sempre troppo
frenetico non è poco …"
Fabrizio Giulimondi
Ringrazio Fabrizio per le parole e apprezzo la sua comprensione nell'individuare attraverso la scrittura stati d'animo differenti del mio scrivere che evolvono insieme alla narrazione.
RispondiEliminaUn ringraziamento emozionato. F
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