“Un karma pesante” (Mondadori)
è il secondo romanzo di Daria Bignardi,
successivo al pluripremiato “Non vi
lascerò orfani” (che a breve leggerò) e antecedente al molto più bello “Un acustica perfetta”(già recensito in
questa stessa rubrica).
Eugenia è una regista del cinema molto apprezzata. “Tutto o niente” è la
sua filosofia di vita. Perennemente in corsa, non godendo così di niente di ciò
che fa,è insicura, fragile, anche se stravagantemente – può apparire un
paradosso – decisionista. Ansiosa, vede sempre il lato negativo delle vicende e
si aspetta ogni volta il peggio dagli eventi. Si preoccupa di tutto, facendo
sentire sempre in colpa l’altro, a partire da marito Pietro, l’opposto in tutto
di lei. Egocentrica ed egoista, riesce però ad essere una buona madre delle due
figlie Lucia e Rosa.
La protagonista del libro è insopportabile e, a differenza di Sara ne “Un acustica
perfetta”, donna sì irritante
ma avente un suo fascino, Eugenia è irritante e basta! Eternamente
insoddisfatta di tutto, l’Autrice, utilizzando la consueta tecnica narrativa
che oramai si ritrova in molti racconti – la fa viaggiare avanti e indietro nel
corso della sua vita, passando dal presente, signora nevrotica con famiglia, al
passato, fra fidanzati, droghe, alcol e molte esperienze professionali. La
storia, con continui passaggi saltellanti nel tempo, è attraversata dai suoi
lutti (la morte prima del padre e poi della madre) e dai suoi viaggi, da Verona, a Padova, a Londra e New York, per
stabilizzarsi, infine, a Milano (con qualche puntata in Sicilia).
Sento e faccio mie le espressioni adoperate dalla conduttrice delle “Invasioni
Barbariche”, nella parte destinata ai Ringraziamenti,
per mezzo delle quali descrive il suo stato d’animo tutte le volte che entra
in contatto con la letteratura: ” …che
quel che più mi emoziona, mi calma, mi avvince, sono le parole. La scrittura, e
prima ancora la lettura. Suona pomposo ma è così…..”.
Fabrizio Giulimondi
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