"Ruby Sparks", di Jonathan Dayton, ambientazione
statunitense, stile francese, agro-dolce, brillante con momenti mesti, possiede
la peculiarità che, nonostante non sia
una pellicola inserita nel circuito dei film per ragazzi, è adatta alla
famiglia nella sua interezza, per le modalità e l’eleganza con cui viene
pensata ogni singola immagine. Andamento allegro – per mutuare terminologia più
vicine al mondo della musica classica- e finale, prima con qualche punta di tragicità, poi
aperto al sorriso sincero.
Un giovane e geniale scrittore affronta la redazione di
un nuovo romanzo dopo un periodo di stanca
e, si innamora del personaggio femminile protagonista della storia che via
via, sempre più convulsamente, viene messa nera su bianco. Misteriosamente
nella abitazione di lui comincia a sentirsi una presenza femminile, con la
comparsa di biancheria intima
sparpagliata qua e là. Di lì a poco si materializzerà una ragazza, Ruby, l’eroina
del suo racconto, non più frutto della immaginazione del romanziere, bensì una
fanciulla vera, in carne ed ossa,
visibile agli occhi di tutti. Prima il suo creatore pensa di essere
uscito fuori di senno, per poi adattarsi alla nuova realtà, manovrando Ruby
come una marionetta, intervenendo a suo piacimento sul suo carattere apponendo delle
semplici interpolazioni al testo del lavoro letterario: troppo indipendente?un
ritocco lessicale ed eccola più legata a lui; troppo appiccicosa e triste?
Qualche parolina in aggiunta ed eccola molto ilare, forse troppo. Un pupazzo
che da divertente diverrà, però, grottesco.
Opera Intelligente, pulita, bizzarra, diversa dal
comune panorama cinematografico. Tradotto in parole più concise e semplici: da
vedere, anche con figli minori a seguito.
Fabrizio Giulimondi.
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