Prima appare
come “Nosferatu il vampiro”, film muto diretto nel 1922 da Friedrich Wilhelm Murnau,
poi prende le sembianze di Klaus Kinski nel 1979 in “Nosferatu, il principe
della notte” di Werner Herzog e, da ultimo, Il Mai-Morto manifesta al pubblico nel
2024 il suo strascico di incubi nel “Nosferatu”
di Robert Eggers.
Con
tinte estremamente fosche, cupe e gotiche, in un tempo e uno spazio sospesi, la
lunga narrazione della pellicola ripercorre le tappe ben conosciute della
storia di Dracula, in una maniera, questa volta, ben più cruda delle
precedenti, anche per la repellenza di alcune sue scene.
La
struttura della sceneggiatura e la ruvidezza delle immagini sono ben costruita e,
di conseguenza, il prodotto finale è ben confezionato.
Non c’è
nulla del fascino, della eleganza e del magnetismo del “Dracula” di Francis
Ford Coppola (1992) nel “Nosferatu”
di Eggers, vampiro che si mostra in tutta
la sua blasfema e ignominiosa mostruosità mentre succhia rumorosamente sangue
umano spaccando, insaziabile e animalesco, il cuore delle proprie vittime.
Anche
qui il sacrificio finale della fanciulla così bramata segnerà la fine del
Mostro, il cui corpo ributtante sarà colto nell’amplesso dai raggi del
sole che lo riconsegneranno al suo non più interrotto destino di morte.
Fabrizio Giulimondi