Cari amici del Blog,
ho il piacere di ospitare un "pezzo" di Piero Corigliano sui Nirvana, storico gruppo rock statunitense. Corigliano con il suo intervento innova questo spazio culturale con sonorità musicali grunge.
Buona lettura!
Fabrizio Giulimondi
Sono
le prime note di questo disco a farci capire immediatamente cosa ci aspetta: il
leggendario intro di “Smells like teen
spirit” ci proietta in una dimensione particolare e parallela, fatta di
rabbia, caos, violenza sonora, sofferenza, atroce dolore.
Sono i
Nirvana, misconosciuta band dell’indie rock americano con alle spalle un
solo disco, “Bleach”, pubblicato
appena due anni prima. Le aspettative per il secondo disco da parte della
nuova casa discografica (Geffen) non
sono poi così alte, ma il successo che arriverà sarà clamoroso, proiettando il
gruppo in una dimensione internazionale incredibile e inaspettata.
E’ “Smells like teen spirit”, interamente composta dal leader Kurt Cobain, il brano che cambierà la
loro carriera e segnerà una parte della storia del rock alternativo anni ‘90.
Dopo l'intro di chitarra è la batteria di Grohl,
con le sue rullate sontuose e potentissime, a sorreggere la struttura portante
della canzone. Seguono delle strofe lente e melodiche, cantate con trasporto e
profondità e alternate al rabbioso e veloce ritornello, diretto come un pugno
nello stomaco, e poi l’assolo, e che assolo: suonato in modo semplice e con il
cuore. La voce di Cobain è potente e disperata, potente quanto basta per
catturare l'atmosfera del brano e disperata quanto basta per catturare il
seguito di milioni di adolescenti, che elevano la canzone a inno
generazionale.
Segue
‘In bloom’, con il suo attacco
bruciante di chitarra e batteria e un testo ambiguo e a tratti indecifrabile,
espressione del disagio esistenziale che provava Kurt Cobain (“Sell the kids
for food, weather changes mood”). Non è possibile arrivare ai livelli del
brano precedente, ma il pezzo è orecchiabile e funziona con i suoi cambi di
ritmo ed il suo effetto, in qualche modo, spiazzante.
“Come as you are” parte con una linea di
basso che entra nella leggenda, è una canzone che vede gli strumenti accordati
di mezzo tono sotto (mania di Cobain)
e funziona benissimo, con un che di straniante e psichedelico che si aggiunge
al sentimento di rabbia espresso da Cobain; il testo è ricco di
riferimenti ai suoi disagi nei rapporti interpersonali. Mi ha sempre colpito
molto la bellezza e l’espressività della frase: "Take your time, hurry up. The choice is yours, don' t be late".
'Breed' è un hard- rock veloce e potente, dove il suono di chitarra si fa più
grezzo; la velocità della canzone, che verrà suonata spesso dal vivo, è davvero
coinvolgente.
'Lithium' è un funky-pop che piacque molto ai fan più giovani dei Nirvana. Pezzo
veloce e scanzonato, con riferimenti alle droghe, con un ritornello
orecchiabile e innovativo.
Ma
stiamo parlando di un album che è un masterpiece,
e le belle canzoni non finiscono certamente qui: 'Polly' arriva in netta antitesi rispetto ai brani precedenti, con
le sue atmosfere acustiche, assenza di batteria e la voce di Cobain più soffice
e leggera a declamarne il testo, che è una denuncia: si tratta della vicenda
vera di una ragazza, rapita e stuprata da più persone.
'Territorial pissings' accelera
di nuovo i ritmi, rappresentando una travolgente esplosione punk; personalmente
non la amo molto, ma è comunque una botta di energia.
Energia
quasi 'fisica' che si trova anche nelle due tracce successive: 'Drain you' e 'Lounge act' sono un concentrato di chitarre ruggenti e basso in
grande evidenza, con ritmi veloci eppure sempre “filtrati” dalla voce rabbiosa
di Cobain,
dotata di un grande impatto emotivo.
'Stay away' è un
pezzo che i Nirvana non suonarono
mai dal vivo, eppure ancora ricco di energia e molto ben supportato dalla batteria
di Dave Grohl.
La
successiva 'On a plain' recupera i Nirvana più melodici, quelli che
vedremo protagonisti nel celebre “Unplugged” in New York, mentre 'Something in the way' è lenta, soffusa
e ricca di pathos, dolente nei suoi
riferimenti al passato difficile di Cobain
e catartica nel suo lento incedere verso la conclusione del disco, che arriva
poi realmente con la Ghost track 'Endless name' dominata da imponenti
distorsioni chitarristiche e feroci urla.
Si
tratta di un disco epocale, generazionale, in cui si fondono l'aspetto
prettamente musicale e i suoi significati culturali più profondi, visto che
aprì le porte del successo commerciale a una serie importante e numerosa di
band alternative.
"Nevermind" genera ancora oggi
delle emozioni importanti, a più di venticinque anni dalla sua uscita
discografica.
Piero Corigliano
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