martedì 10 ottobre 2017

PIERO CORIGLIANO: "NIRVANA"

Cari amici del Blog,
ho il piacere di ospitare un "pezzo" di Piero Corigliano sui Nirvana, storico gruppo rock statunitense. Corigliano con il suo intervento innova questo spazio culturale con sonorità musicali grunge.
Buona lettura!
Fabrizio Giulimondi  

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Sono le prime note di questo disco a farci capire immediatamente cosa ci aspetta: il leggendario intro di “Smells like teen spirit” ci proietta in una dimensione particolare e parallela, fatta di rabbia, caos, violenza sonora, sofferenza, atroce dolore. 
Sono i Nirvana, misconosciuta band dell’indie rock americano con alle spalle un solo disco, “Bleach”, pubblicato appena due anni prima.  Le aspettative per il secondo disco da parte della nuova casa discografica (Geffen) non sono poi così alte, ma il successo che arriverà sarà clamoroso, proiettando il gruppo in una dimensione internazionale incredibile e inaspettata. 
E’ “Smells like teen spirit, interamente composta dal leader Kurt Cobain, il brano che cambierà la loro carriera e segnerà una parte della storia del rock alternativo anni ‘90. Dopo l'intro di chitarra è la batteria di Grohl, con le sue rullate sontuose e potentissime, a sorreggere la struttura portante della canzone. Seguono delle strofe lente e melodiche, cantate con trasporto e profondità e alternate al rabbioso e veloce ritornello, diretto come un pugno nello stomaco, e poi l’assolo, e che assolo: suonato in modo semplice e con il cuore. La voce di Cobain è potente e disperata, potente quanto basta per catturare l'atmosfera del brano e disperata quanto basta per catturare il seguito di milioni di adolescenti, che elevano la canzone a inno generazionale.  
Segue ‘In bloom’, con il suo attacco bruciante di chitarra e batteria e un testo ambiguo e a tratti indecifrabile, espressione del disagio esistenziale che provava Kurt Cobain (“Sell the kids for food, weather changes mood”). Non è possibile arrivare ai livelli del brano precedente, ma il pezzo è orecchiabile e funziona con i suoi cambi di ritmo ed il suo effetto, in qualche modo, spiazzante.
Come as you are” parte con una linea di basso che entra nella leggenda, è una canzone che vede gli strumenti accordati di mezzo tono sotto (mania di Cobain) e funziona benissimo, con un che di straniante e psichedelico che si aggiunge al sentimento di rabbia espresso da Cobain; il testo è ricco di riferimenti ai suoi disagi nei rapporti interpersonali. Mi ha sempre colpito molto la bellezza e l’espressività della frase: "Take your time, hurry up. The choice is yours, don' t be late".
'Breed' è un hard- rock veloce e potente, dove il suono di chitarra si fa più grezzo; la velocità della canzone, che verrà suonata spesso dal vivo, è davvero coinvolgente. 
'Lithium' è un funky-pop che piacque molto ai fan più giovani dei Nirvana. Pezzo veloce e scanzonato, con riferimenti alle droghe, con un ritornello orecchiabile e innovativo.
Ma stiamo parlando di un album che è un masterpiece, e le belle canzoni non finiscono certamente qui: 'Polly' arriva in netta antitesi rispetto ai brani precedenti, con le sue atmosfere acustiche, assenza di batteria e la voce di Cobain più soffice e leggera a declamarne il testo, che è una denuncia: si tratta della vicenda vera di una ragazza, rapita e stuprata da più persone.
'Territorial pissings' accelera di nuovo i ritmi, rappresentando una travolgente esplosione punk; personalmente non la amo molto, ma è comunque una botta di energia.
Energia quasi 'fisica' che si trova anche nelle due tracce successive: 'Drain you' e 'Lounge act' sono un concentrato di chitarre ruggenti e basso in grande evidenza, con ritmi veloci eppure sempre “filtrati” dalla voce rabbiosa di Cobain, dotata di un grande impatto emotivo.
'Stay away' è un pezzo che i Nirvana non suonarono mai dal vivo, eppure ancora ricco di energia e molto ben supportato dalla batteria di Dave Grohl.
La successiva 'On a plain' recupera i Nirvana più melodici, quelli che vedremo protagonisti nel celebre “Unpluggedin New York, mentre 'Something in the way' è lenta, soffusa e ricca di pathos, dolente nei suoi riferimenti al passato difficile di Cobain e catartica nel suo lento incedere verso la conclusione del disco, che arriva poi realmente con la Ghost track 'Endless name' dominata da imponenti distorsioni chitarristiche e feroci urla.
Si tratta di un disco epocale, generazionale, in cui si fondono l'aspetto prettamente musicale e i suoi significati culturali più profondi, visto che aprì le porte del successo commerciale a una serie importante e numerosa di band alternative.
"Nevermind" genera ancora oggi delle emozioni importanti, a più di venticinque anni dalla sua uscita discografica. 

Piero Corigliano


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