“NO, I GIORNI DELL’ARCOBALENO”, interessante
film di Pablo Larrain sulla fase che precedette
lo svolgimento del referendum il 5
ottobre 1988 in Cile sulla prosecuzione o meno per ulteriori otto anni come Presidente
della Repubblica del dittatore Augusto Pinochet: fu un fatto clamoroso, a
livello politico e costituzionale, non solo per il Cile ma per il mondo intero.
Una
tirannide militare sorta l’11 settembre 1973 dopo il colpo di Stato che indusse
al suicidio il Capo di Stato eletto democraticamente Salvator Allende - e splendidamente descritta nel romanzo (poi
tradotto in versione cinematografica) della nipote Isabel Allende La Casa degli Spiriti - cessata senza alcuno spargimento di sangue attraverso
l’esercizio di un atto di pura democrazia diretta quale è il referendum. Tale
strumento fu richiesto - dopo quindici
anni dalla sanguinaria presa di potere e dopo migliaia di torture, eliminazioni
di massa, imprigionamenti abusivi, scomparse di moltitudini di studenti - dalla comunità internazionale: oggetto della
consultazione sarebbe stato il SI o il NO alla permanenza al potere in veste di
Presidente della Repubblica per altri otto anni di Pinochet. La campagna
sarebbe durata ventisette giorni e sarebbero stati mandati tutti i giorni per
quindici minuti ciascuno gli spot a
favore dell’una e dell’altra posizione.
Una risata vi travolgerà! Questo
è il nocciolo della lotta propagandistica del NO (alla permanenza del tiranno).
Le inserzioni televisive per il NO, in un primo tempo basati su riferimenti
espliciti agli efferati crimini del regime, piano piano si tramutano, grazie
alla arguzia – contrastata dall’ala comunista dei diciassette partiti componenti l’opposizione – di un noto
pubblicitario figlio di esuli, in sketch ironici ed allegri, che condurranno il Cile verso la libertà con la
prevalenza dei NO con ben il 54,68 % dei consensi: una moglie che dice NO al
marito che vuole fare l’amore con lei; il ragazzo che si attacca un foglietto
di carta con sopra scritto NO sulla lingua e molto altro ancora.
Accattivante
e intelligente la pellicola è realizzata con stile documentaristico, costellata
da filmati di repertorio dell’epoca, oltre con una tecnica che ricorda quella del vecchio super otto, con spostamento rapido delle inquadrature, colori
sfumati e immagini non completamente nitide, abilmente sfocate. Il sonoro è in
presa diretta, per chi lo sente in lingua originale spagnola .
Ho
parlato di cambiamento di regime, da ferocemente repressivo a democratico senza
spargimento di sangue, senza colpo ferire: colpisce – e molto - la scena finale di un Pinochet, dimessosi pacificamente
dopo la sconfitta referendaria (e rimasto Capo delle Forze armate, una sorta di
Fatherland), compiere il passaggio di
consegne nel 1989 con il neo eletto (espressione della coalizione di
centro-sinistra) Presidente della (libera) Repubblica cilena Patricio Aylwin.
E’
un vero peccato, oltre ad essere inspiegabile,
che l’opera in commento sia
uscita già nei primi giorni nel circuito cinematografico - almeno a Roma – di “minore importanza”…e
non me ne vogliano i titolari!
Fabrizio Giulimondi
Nessun commento:
Posta un commento