“L’ultima riga delle favole” è l’opera
prima (Tea Tandem, 2010) del noto giornalista
Massimo Gramellini, di valore
artistico, stilistico e contenutistico ben lungi dal bel libro autobiografico “Fai
bei sogni”, da cui è stato tratto l’omonimo film di Marco Bellocchio.
“L’ultima riga delle favole” è un romanzo
favolistico, metaforico e simbolico con tinte che possono ricordare il genere fantasy
e robuste, molto robuste, evocazioni di ambientazioni, atmosfere e struttura
narrativa a “Il profeta” dello scrittore libanese Gibran.
Tomàs compie
il suo cammino interiore di allontanamento e, infine, rifiuto della fuga come
modalità di vivere e di relazionarsi con le donne, attraverso un cammino “esteriore”
dentro un mondo fantasioso creato dall’Autore parametrandolo a favole classiche
quali “Pinocchio”, “Biancaneve”, “La bella addormentata nel bosco” e “La Bella
e la Bestia”, in salsa letteraria mitologica, immaginifica, allegorica e
surreale.
La
puerilità di una certa ricerca spasmodica del brocardo “L’amore è l’energia
vitale di tutto e tutto sovrasta e tutto vince” indebolisce l’intelaiatura del racconto,
rendendolo a tratti tedioso.
Suggestivi
e pregni di concetti filosofici e metafisici alcuni passaggi, che ricordano un
poco il tessuto connettivo delle opere di Marcello Veneziani: “La parola è degli uomini e l’arte degli
angeli, ma il silenzio è degli dei. Il silenzio, sì, la lingua antica che
riempì molte tavole. Dai miti alle legende, dai testi sacri alle favole…L’anima
ha un nemico, l’ego, che la vuole annientare…I ‘se’ sono la patente dei
falliti, lo so. Nella vita si diventa grandi ‘nonostante’ ”.
Indubbiamente
coinvolgente il dialogo fra Tomàs (novello Dante dei nostri giorni) e i “Virgilio”
che egli incontra nel suo peregrinare ne “Le Terme dell’Anima”, dialogo che si
incentra su uno scrutinio intellettuale volto a
comprendere cosa sia veramente l’anima gemella e come, per scovarla,
necessiti una effettiva complementarità fra sesso maschile e quello femminile, la
cui diversità e la bellezza del loro incastro costituiscono l’unico saldo fondamento
di un rapporto amoroso autentico, stabile e duraturo, anche sino alla morte.
Fabrizio Giulimondi
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