Non
bisogna farsi ingannare né dal titolo né dall’immagine della copertina dell’ultima
fatica letteraria del genio letterario-horror-thriller Stephen King, “Se scorre il
sangue” (Sperling & Kupfer). Il
sangue non scorre affatto e il libro è una raccolta di racconti come “Notte buia,
niente stelle”, da cui riprende alcune tracce narrative (“Ratto” e “Il telefono
del signor Harrigan”, ultimo e primo racconto di “Se scorre il sangue”, riprendono il patto faustiano alla base de “La
giusta estensione” in “Notte buia, niente stelle”). Le ambientazioni in “Ratto”
richiamano le atmosfere del film di Kubrick “Shining”, tratto dall’omonimo
romanzo di King. I preludi sono
lunghi e affabulanti e, quando il lettore giunge al cuore della storia, il coupe de theatre non è esplosivo perché già
se lo aspetta, prefigurato dall’arpeggio narrativo che lo precede. La vera suspense è rappresentata dalla
ossessione per le parole di Drew. Non è certamente incasellabile – come d’altronde
gli ultimi lavori di Stephen King –
come genere horror o thriller. L’immane scrittore statunitense scruta l’animo
umano e quanto esso sia disposto, o proteso, ad appagare i propri desideri, o
istinti, anche a scapito delle esistenze altrui. Esistono ancora figure provenienti
da ulteriori dimensioni ma solo in apparenza: non sono altro che esseri umani
che hanno voluto protrarre la propria vita nutrendosi del dolore e della morte altrui,
“che hanno un buon sapore”. Non v’è un solo “Outsider”, ma molti, perché molti
sono coloro che assolutizzano il proprio desiderio a scapito degli altri.
Uomini come iene che si nutrono di carogne: “Una specie di camaleonte esotico…Viveva nutrendosi del dolore e della
sofferenza, forse non una bella cosa, ma neppure così diversa dai vermi che si
nutrono della carne in putrefazione, o degli avvoltoi che si nutrono di carogne.”.
In
realtà, la produzione artistica di Stephen
King è più sociologica che giallistica come il mastodontico “It”, nel quale
il bullismo, fardello molto presente nelle scuole americane, è il vero fil rouge della narrazione; il bullismo
è la molla anche di alcuni racconti di “Se
scorre il sangue”.
Charles
Dickens è l’archetipo letterario di King
e King è suo sviluppo favolistico noir
della fine del XX secolo e gli inizi del XXI secolo.
Stephen King è lo
Spielberg della letteratura e, soprattutto, è letteratura pura, che evoca
Leopardi che invoca l’Infinito: “Dio
aveva versato una caraffa di luce nel cielo, e oltre quella luce c’era l’eternità.
Il mistero di una realtà tanto estesa rendeva misera qualunque capacità di
comprensione. Un soffio di brezza fece sospirare i pini nel loro modo
malinconico, e tutto d’un tratto Drew si sentì molto piccolo, e molto solo.”.
Fabrizio Giulimondi
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