domenica 20 marzo 2022

“ALL’ORIZZONTE” di BENJAMIN MYERS

 


“E i corvi dell'inverno

si sono ormai posati

è là dove svanisce

L'orizzonte “

(Angelo Branduardi, La favola degli aironi)

L’orizzonte è la linea apparente che separa la terra dal cielo.

Apparente, appunto, perché nell’orizzonte tutto si confonde e diventa indistinguibile ed impalpabile.

È lungo quella zona grigia che non è mare, né terra, non è montagna, né pianura, e non è cielo, che si colloca l’ultimo lavoro di Benjamin Myers, “All’orizzonte” (Bollati Boringhieri). Verso l’orizzonte si dirigono i due coprotagonisti, Robert e Dulcie. I rumori della seconda guerra mondiale si avvicinano all’Inghilterra del 1940, rimanendo, però, in lontananza, echi provenienti da terre lontane. Un incontro casuale fra un ragazzo ed una “carapana” che, in realtà, si conoscevano da sempre, senza saperlo si cercavano e si ritrovano, per proseguire, continuare ciò che già esisteva, una breve cesura fra un prima ed un dopo, un riprendere il bandolo della matassa e ricominciare a tessere una nuova storia, un nuovo racconto.

“All’orizzonte” è un romanzo in espansione, che si dilata da un cottage per abbracciare la Natura attraverso pietanze, dialogo e poesia. La poesia è l’ossatura portante della trama, filata nello stile di un tappeto persiano su un viandante-voce narrante che scopre il suo futuro nella quotidianità con Dulcie.

Il lettore respira a pieni polmoni il nettare più profondo della libertà, accompagnato dalla letteratura e dalla poesia, appartenenti sì al mondo ma ad esso preesistenti.

Myers sviluppa una narrazione alchemica costruita su un turbinio di descrizioni, dettagli sparpagliati ovunque come semi in un campo di grano, barocchismi letterari che aggettivano e inzeppano di avverbi ogni parola, ogni locuzione e ogni frase, in un fitto reticolato di sonorità galleggianti nello spazio e nel tempo.

La poesia è cippo funebre e la prosa aria primaverile carica degli umori del mare gelido del Nord.

La poesia e la letteratura si privano del tempo e dello spazio ma partono dal tempo e dallo spazio: “Le poesie erano scaturite spontaneamente da quell’angolo tranquillo di quella collina affacciata su quella costa”.

La permanenza è utopia. Tutto è fluido. E la natura vince sempre”.

 

Fabrizio Giulimondi

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