La pochezza imperversa ovunque. Le
semplificazioni di questioni annose e dalle mille sfaccettature rendono oscene le
conversazioni. Il rifiuto ottuso e ignorante del pensiero complesso immiserisce
secoli di riflessioni filosofiche, politologiche e sociologiche. La dicotomia
fra buoni e cattivi, bene e male, Si e No, pro e contro, ridicolizza il
dibattito. La mutazione e la metamorfosi dei valori riempiti di utilità
momentanee sono volgari al cospetto dei sapienti. La realtà trattata come
variabile indipendente. La razionalità e la ragione brutalizzate da emozioni
svuotate di sentimenti e umanità. La "quotidianizzazione" della vita
dell'individuo cancella storie di secoli e vicende millenarie. Le centinaia di
milioni di morti per mano bellica dimenticati, o mai esistiti, storia annoiata,
inutile, che si ripete stancamente. La pancia che comanda sulla testa, il
potere gerontocratico sul disprezzo per il presente e il futuro dei ragazzi. L'umiliazione
del diritto, posto come imbarazzante utensile in un polveroso e buio stanzino.
Abbiamo necessità di tornare alla fatica e
alla difficoltà dell'analisi, della ricerca, dello studio, del pensiero. Abbiamo
bisogno di un nuovo pensiero complesso e di riscoprire l’amore per la difficoltà.
Abbiamo necessità di abbeverarci nuovamente alla coppa di Aristotele, Socrate, Kant,
Cartesio, Hegel. Abbiamo bisogno che il dubbio di Brecht prevalga sulle
certezze dello stolto.
Una sola, somma, indomita, imperitura certezza,
salda come roccia evangelica: PACE
Fabrizio Giulimondi
Analisi tagliente e sconcertante del trascorrere e dell' abituarsi ad esso semza mai scandalizzarsi.
RispondiEliminaCome non essere d'accordo?
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