La
lettura è terapeutica. La scrittura è terapeutica. Parlare e sfogarsi sono
terapeutici.
Il teatro
è terapeutico: la scrittura teatrale è uno stato meraviglioso e avvincente.
E poi
c’è l’attesa. C’è chi vive solo di attesa. Attende. E fra un’attesa e l’altra v’è il vuoto.
Pensare non conviene, anzi, è deleterio, perché se pensi impazzisci.
Il
luogo della permanente attesa è il carcere: è lo spazio dell’attesa, del vuoto
e dell’assenza di pensiero.
E poi
arriva un uomo che sostituisce ai mugolii orgasmatici dei doppiaggi dei film
porno la parola recitata di “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, e tutto
cambia: le menti si aprono ad un’attesa diversa, un’attesa fatta di suoni, cieli
romani, piazze toscane, borghi umbri, umanità ritrovata o forse mai conosciuta.
Un Antonio Albanese semplicemente
straordinario. Un dendi, abile ed ammiccante Fabrizio
Bentivoglio. Una Sonia Bergamasco
che fa capire, o meglio, sentire al pubblico l’evoluzione interiore della
direttrice di un istituto penitenziario. Un Giacomo
Ferrara che, dopo Spadino di Suburra, si mostra dal lato rischiarato della
Luna di chi vuole essere altro. Un Nicola
Rignanese che esprime il volto tragico e sofferente del controllo
poliziesco. Un Vinicio Marchioni nei
panni del detenuto “capetto” che è cambiato pur rimanendo lo stesso, ed è
rimasto lo stesso pur essendo cambiato. D’altronde è il Teatro dell’Assurdo e
la vita è inspiegabile come i suoi personaggi che si agitano nelle proprie
esistenze, al pari di cinque ristretti e di un regista che da anni ha abbandonato
le scene ed adesso calca quelle di cinque anime che vogliono scoprire il proprio ruolo in questo mondo.
Godot,
alla fine, appare e possiede le vestigia di un vecchio che non ha mai smesso di
suonare la chitarra e sognare di essere migliore di come si sente ed è sentito “lì
dentro”.
“Grazie Ragazzi” di Riccardo Milani è un film che continua a galleggiare dentro lo
spettatore anche dopo, perché parla dell’uomo in perenne ricerca di Godot, in
costante attesa del suo arrivo.
Fabrizio Giulimondi
Grazie Fabrizio. Ogni tua recensione, che si tratti di un testo letterario oppure di un'opera teatrale è accattivante, coinvolge e suscita nel lettore una irrefrenabile curiosità. Complimenti!
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