“L’ultima volta che siamo stati bambini”
di Claudio Bisio – tratto dall’omonimo
romanzo di Fabio Bartolomei - è un film
molto bello sulla capacità dei bambini di trascendere l’orrore della guerra per
l’abilità innata che possiedono di far prevalere l’amicizia, la fantasia e il
gioco sui bombardamenti, la distruzione, la morte e lo sterminio provocati
dalla Seconda Guerra Mondiale.
Quattro attori giovanissimi - che mostrano qualità interpretative incredibili (Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini) - intraprendono un viaggio con animo fanciullesco verso l’inferno dei campi di sterminio: uno di loro è un ragazzo ebreo e incappa nella barbarie nazista inflitta nel ghetto romano il 16 ottobre 1943: i suoi tre amici di avventure (due ragazzini e una bambina molto in gamba) camminano lungo la ferrovia per andare in Germania e liberarlo. Tre ragazzini accomunati da una medesima mente eroica – per dirla con Gianbattista Vico – che li rende tre giganti: pensano di stare vivendo un gioco da grandi ma il tragitto li farà imbattere negli orrori del conflitto.
Indomita
rimarrà l’amicizia e il desiderio di fare fuggire l’amico. L’estremo atto eroico
di uno di loro sarà compiuto pensando di vivere dentro un fumetto.
Le
citazioni cinematografiche sono numerose, dalla tragica giocosità de “La vita è
bella” di Roberto Benigni, all’immagine della Luna e dei cieli stellati de “La
notte di San Lorenzo” dei fratelli Taviani, alle scene lungo i binari dei ragazzini
di “Stand By me” di Rob Reiner, sino al finale in qualche modo somigliante alla
pellicola di Mark Herman “Il bambino con il pigiama a righe”.
Delicato,
mai ruvido, pur calato in un proscenio tragico, il film vede nella suora di
grande fede (Marianna Fontana) e nel
milite fascista (Riccardo Cesari) il
tentativo di dialogo fra due modi diversi e, talora, opposti, due mondi che
stavano concludendo le proprie esistenze dinanzi allo stesso plotone di
esecuzione nazi-fascista.
Peccato
il tocco ideologicamente scorretto nel far dire una menzogna alla suora, che
critica la Chiesa per non aver fatto nulla contro quell’indecente eccidio: il
Regista omette le decine di migliaia di perseguitati politici ed ebrei salvati
su ordine di Papa Pio XII, che fece aprire anche i conventi di clausura.
Fabrizio Giulimondi
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