"Non si va molto lontano se non si sa dove si va. Il guaio peggiore è quando non si sa dove si sta"(Goethe)
La visione è ciò che manca alla politica di oggi ed è di visione che parla il saggio epistolare "Governare l'Italia. Da Cavour a De Gasperi a Conte oggi. A settant'anni dalla nascita della Cassa per il Mezzogiorno", di Vincenzo Scotti e Sergio Zoppi (Eurilink University Press): il lettore è proiettato sin dalle prime battute verso le visioni, parziali o totalizzanti, dell'Italia dei primi decenni post bellici.
Lo studio ripercorre l'epoca pre-fascista e quella del dopo guerra, le macerie del secondo conflitto mondiale e la ricostruzione compiuta da uomini che non avevano nell'"immediato" il loro comandamento, bensì nella riflessione e nel confronto, perché supremo diktat era far bene. Tempi nei quali il Parlamento aveva un ruolo centrale in seno all'ordinamento statuale e in cui non esisteva l'osceno monito del "tutto e subito", ma si occhieggiava oltre la siepe.
Le riforme erano riforme, vere, autentiche, non miraggi fuggevoli, volte a mutare radicalmente il quadro normativo in un determinato settore economico e sociale.
Gli Autori compiono una lunga carrellata di immagini, resoconti, relazioni e racconti che inverano il loro passato, la loro esperienza, la loro azione, la loro weltanschauung.
Puntuale, puntuto, puntiglioso, pignolo, attento, rigoroso, documentato, scientifico, dettagliato, argomentato, meditato, il lavoro esprime lo sforzo di altre ed alte personalità di individuare soluzioni consone per questioni complesse.
Visione, complessità e tempo: la triplice alleanza.
Le Istituzioni necessitano di tempo per vagliare la complessità di problemi cui si deve apprestare soluzioni adeguate entro il perimetro del reticolato di una visione che abbracci passato, presente e futuro. "Governare l'Italia" è un esperimento saggistico diacronico e dialogico: la tutela dell'interesse economico nazionale al tempo di Governi che non si sono piegati agli Alleati, versus la deregulation globalizzata e sovra-statuale sotto il cui peso altri si sono mostrati proni; Esecutivi con il binocolo in mano e con lo sguardo fisso sull'orizzonte (e oltre) ed Esecutivi eternamente galleggianti in un sempiterno asfittico presente.
Idee solide ben piantate nel cemento in merito alla "questione meridionale", una costante progettualità ariosa che osservava benignamente l'Italia nella sua interezza e nella sua grandiosità, ed i successivi loro annichilimenti ed offuscamenti scaturiti da una virulenta farraginosità labirintica che tutto, poi, avrebbe soffocato e immiserito.
Ed il tempo pandemico e il colore plumbeo che ha tinto ogni scorcio di visuale di una società monadica, argillosa e infiltrata di una densa mucillagine.
E così senti la necessità di farti catturare da quella saggezza che da troppo tempo percepisci che ti manca.
E ti rendi conto di quanto era stato costruito dal Nord al Sud, da Aosta a Pantelleria, quanto sia stato poi demolito e svenduto.
Nel tempo dell'ignoranza originata da Wekipedia questo volume dovrebbe essere letto e, qualora lo fosse, la mia speranza ne trarrebbe nutrimento.
Fabrizio Giulimondi
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