“Cubisti Cubismo” è una mostra da non perdere, molto ben allestita, al Complesso del Vittoriano a Roma (Campidoglio), dall’8 marzo al 23 giugno 2013.
Potrete ammirare le bizzarrie cubiche – come le definì Louis Vauxcelles – di Picasso, Braque, Gris, Leger, Gleizes, Metzinger, Picabia, Foltyn, Hartley, Rivera, Goncharova, Herbin, Severini, Soffici, Lewis, Villon, Bell, Marchand e Max Weber.
Non è solo una esposizione delle opere dei più importanti pittori cubisti, ma sul cubismo in tutte le sue articolazioni linguistiche, ossia sulla applicazione della concezione filosofica cubista anche alle altre arti.
I cubisti sono i seguaci dell’arte pittorica i quali, sviluppando elementi presenti nei quadri di Cézanne, a partire da Picasso e Braque, evocano una idea di movimento, dinamismo e simultaneità, offrendo una immagine sfaccettata di un mondo moderno e della sua complessità. Il cubismo è il fenomeno artistico che parte dai cubisti e, quindi, dal mondo figurativo, per estendersi alla architettura, alla letteratura, alla poesia (Apollinaire ne fu convinto interprete letterario e poetico), al teatro, alla musica (i brani del grande compositore russo Igor Stravinskij fanno da colonna sonora alla mostra), al cinema, al design, all’arredamento e alla moda.
Il cubismo nasce nei primi del 1900 e Picasso e il suo simbiotico amico Braque, a seguito dello studio sullo sviluppo di germi nascosti fra le pieghe dei lavori dell’impressionista Cézanne, ne sono gli indiscussi capostipiti.
Per gli impressionisti i colori hanno un valore simbolico: il colore come simbolo, al di fuori di una reale corrispondenza fra esso e la realtà, fra questo e la sua vera presenza in rerum natura.
Pablo Picasso nel 1907 e Georges Braque nel 1908 iniziano a scomporre le forme, a ridurre la gamma cromatica, a dissociare i piani, a moltiplicare i punti di vista, a ridurre e trasformare le figure in strutture geometriche generalmente cubiche. Braque sino al suo incontro con Picasso seguiva lo stile Fouve, che appiattiva e semplificava le forme, rifiutava la prospettiva, aboliva il chiaro scuro e tracciava linee nette di contorno.
Dall’approccio di Cézanne e dallo stile Fouve Braque e Picasso (la cui tecnica espressiva talora si è confusa per la estrema somiglianza fra i due pittori, arrivando a determinare difficoltà di riconoscimento nella attribuzione di alcune tele se all’uno o all’altro da parte di storici dell’arte) danno vita al cubismo e dipingono figure sproporzionate e spezzettate, posizionate in una prospettiva non accademica, non meccanica, tanto che ciò che “naturisticamente” dovrebbe essere intravisto “dietro”, nelle loro opere balza in avanti. Braque e Picasso partecipano insieme a Cézanne dell’amore per la cultura africana e, riprendendo le idee impressioniste di Cézanne, abbandonano l’uso “classico” e “ordinario” dei colori. Nelle Les Demoiselles d’Avignon nel 1907 Picasso colora simbolicamente (uso simbolico del colore secondo la tradizione tecnica impressionista) le prostitute all’interno di un bordello, oltre i confini fissati dall’ordine “coloralmente”costituito del Creato: “Quando inventammo il cubismo – disse Picasso - lo facemmo senza intenzione: volevamo soltanto esprimere quello che avevamo dentro.”.
La contaminazione fra cubismo e futurismo è inevitabile vista la concomitanza temporale fra i due movimenti culturali. Il cubismo si affaccia fra il 1907 e il 1908, quando il 20 febbraio 1909 nasce il futurismo a seguito della pubblicazione del Manifesto di Marinetti.
Già prima ho messo in luce le peculiarità del movimento, del dinamismo e della simultaneità che caratterizzano l’azione artistico-pittorica dei cubisti. Sono elementi che unitamente alla velocità e alla esaltazione della modernità e della tecnologia troviamo anche nel futurismo.
La contaminazione fra approccio futurista e cubista la riscontriamo massimamente nel cubofuturismo di cui ho già parlato nel commentare la mostra sull’Avanguardia sovietica in questa stessa Rubrica.
Il cubofuturismo esprime geometricamente la rivoluzione industriale portata avanti da Lenin e Stalin, che industrializzando forzatamente il sistema economico dell’Urss, condussero masse di contadini nei grandi centri industriali, trasformando manu militari parte della produzione russa da agricola a industriale. Il cambiamento modernizzatore portato dalla nascente classe operaia sorta con la rivoluzione di ottobre del 1917 (futurismo), viene espresso con forme cubiche (cubismo), dando corpo al cubofuturismo.
Ultima annotazione: al secondo piano Vi consiglio di soffermarvi lungo la balconata per godere della veduta di insieme dei quadri, dei loro colori, delle loro destrutturate figure, delle loro disarmonicamente armoniche linee, immaginate da tocchi di mani e di dita che hanno accompagnato l’Umanità, dicendola con il neoplatonico fiorentino Marsilio Ficino, ad sidera coeli.
Fabrizio Giulimondi
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