martedì 26 marzo 2013

TIZIANO ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE A ROMA


Tiziano Vecellio, Ritratto di Paolo III senza camauro, 1543
Alle Scuderie del Quirinale a Roma Vi consiglio vivamente la bella mostra su  (Vecellio) Tiziano (1490-1576), dal 5 marzo al 16 giugno.
Può apparire un volo pindarico, ma gli ultimi pictures at an exhibition commentati sul cubismo -  all’interno di questa stessa Rubrica -  e l’arte tizianesca sono strettamente uniti fra loro, come Rodolfo Allucchini nel 1969 ha ben messo in luce: “Nell’opera pittorica tizianesca, realizzata nell’arco di un sessantennio, si avvicendano due civiltà: si potrebbe dire quella di Ariosto e l’altra dello Shakespeare. Il codice espressivo tizianesco a sua volta sarà di base alla civiltà pittorica occidentale, che dal Rubens e dal Velazquez si conclude nel nostro secolo con l’avvento del cubismo.”.
Il pensiero di Allucchini indica un percorso di verità: Tiziano è stato l’artista delle arti figurative che più ha influenzato le opere nei secoli successivi, a partire da Rembrandt, sino ad entrare con il cubismo  nei primi decenni del XX secolo: “Fu non solo divino come il mondo lo reputava, ma come un dio e senza pari”, come disse  Ludovico Dolce nel 1957.
Essere ritratti da Tiziano significava entrare a far parte della schiera degli immortali. Come potrete ammirare al secondo piano delle Scuderie del Quirinale, la ritrattistica evidenzia la particolare attenzione di Tiziano per lo studio psicologico del soggetto rappresentato, tanto che il  Primo Pittore, come lo qualificò l’imperatore Carlo V,  è stato celebrato e ricercato più di qualunque altro, rappresentando egli  il vertice di una tradizione formatasi su tre generazioni di pittori veneziani.
Passeggiando per gli  austeri saloni ove la mostra è  allestita,  godrete della visione di pale e tele magnificenti e non potrete non condividere le riflessioni con le quali  Anton Maria Zanetti nel 1771 commentò  le opere realizzate fra il 1530 e il 1560 (c.d. periodo sacro), le quali  conservano “l’idea della verità in ogni oggetto”; perseguono “la vaghezza delle tinte”; danno “forza alle carni”; abbelliscono la realtà ”dentro i confini del vero”.
Il colore. La luce. Tiziano ne è veramente il Maestro indiscusso, discepolo di Giorgione (oltre ad avere la sua produzione figurativa basi fondanti su quella fiamminga e, segnatamente, in Bosch,  a cui ho dedicato in precedenza una recensione sempre in questa Rubrica), che influì sulla Riforma Tonale del colore nel ventennio 1510-1520: il colore modulato dalla luce struttura sia le forme che i volumi; i colori, specie il nero, il bianco e il rosso,  attraversati da fasci di luce; la ricchezza della varietà del rosso amaranto, carminio, borgogna, corallo, cremisi, granata, porpora, mattone, pompeiano, scarlatto,  che incanta gli occhi e, attraverso di essi, il cuore e l’anima del visitatore.
Colore e luce. Luce e colore. Inscindibilmente connessi. La luce penetra nel colore, le cui tinte assumono  variegate e multiformi sfaccettature in virtù della luce. Ecco il fenomeno del “fiato del colore”: la luce impregna di un baluginio dorato le carni dei personaggi raffigurati, come nella Danae e la pioggia di monete nell’ultima sala al secondo piano dell’edificio.
La luce sembra reale, sgorgante da lampade inesistenti ai lati delle tele, esempio fra tutti lo straordinario Martirio di San Lorenzo, appena entrate nella prima sala al  pian terreno, ove il corpo martoriato del Santo nella parte bassa della pittura è illuminato da una luce intensa, che induce chiunque a cercare l’origine esterna  di tale forte chiarore, che invero esplode dall’interno, avendo la sua fonte nello Spirito Santo che squarcia il buio delle tenebre nella parte superiore del quadro.
Ulteriore annotazione di rilievo estetico: non ci sono paesaggi e l’antico non è interpretato, nei lavori tizianeschi, in una  chiave archeologica classica, “passatista”,  ma attraverso i “nuovi” studi del tempo in subiecta materia, come potrete constatare di persona. 
Last but not least: mentre Vi portate dal secondo al primo piano, nello scendere la scala esterna “aperta”, godeteVi il paesaggio mozzafiato, i tetti del centro di  Roma, il Palazzo del Quirinale e quello della Consulta, i campanili, il Cuppolone.

Fabrizio Giulimondi

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