“Sia
fatta la Tua volontà” di Stefano
Baldi (Newton Compton Editori) è
un libro che segna la persona, entra dentro di lei, la trascina nei luoghi dove
non vuole mai andare, perché ne ha terrore, perché sono luoghi dove sa che
invece dovrà necessariamente recarsi.
Questo
capolavoro parla della morte, parla della morte di una persona affetta da
tumore in entrambi i polmoni, parla della morte e del percorso di sofferenza e
di paura di un ragazzo di 26 anni, Luca, detto Lazzaro. Ma chi è Luca detto
Lazzaro? E’ lo stesso Autore del romanzo autobiografico, Stefano Baldi, morto dopo pochi giorni aver finito di scriverlo.
Stefano Baldi è
Luca, un giovane anonimo come tanti, con sogni low cost come tanti. Si sente insignificante nel fisico e nella
personalità: non ci sa fare con le ragazze, è un mediocre sul lavoro, sempre
annoiato con gli amici, senza speranze o desideri particolari, con un padre
morto di cancro, un fratello voluminoso e ritardato di cui vergognarsi e una
madre, da cui si allontanato come dalla fede, a cui invece la madre è
legatissima.
Luca
vive in una piccola località, Maddalena, vicino Bologna, e trascorre settimane
grigie e noiosi fine settimana insieme ad amici vuoti, che hanno come unica
aspirazione contare il maggior numero di ragazze da portarsi a letto.
“Tenete questo libro vicino a voi anche
quando avrete voltato l’ultima pagina”: invito fatto da critici letterari cui
mi associo.
Luca
si decide di capire l’origine di una fastidiosa e persistente tosse grassa e scopre
di avere un carcinoma in entrambi i polmoni: la musichetta ripetitiva e noiosa
della sua esistenza come certe melodie orientali cambia, trasformandosi in un’opera
tragica.
E’
difficile raccontare il dramma che percorre il proprio corpo, la propria mente,
la propria anima. Baldi, attraverso Luca detto Lazzaro, lo fa, spesso con
ironia, scherzandoci anche su, con la bocca impastata dalle lacrime.
Ho
difficoltà a parlare e commentare e recensire ciò che ogni parola, ogni riga e
ogni pagina esprime di Luca, ossia dello Scrittore, a cui non potrà essere
riconosciuto alcun Premio, alcuno Strega, o Campiello, o Nobel. E’ difficile
perché le emozioni non si sono ancora depositate, le sensazioni non si sono
sedimentate, le parole di Baldi sono ancora nell’aria e fluttuano con il suo
carico di bellezza, di dolore e di angoscia.
La
madre di Luca sa quale sarà il futuro del figlio ma non v’è disperazione in lei
(“Lei gli stette accanto e lo aiutò
durante la malattia, con l’affetto che non guarisce, ma cerca almeno di
condividere la sofferenza, con la compagnia che non cambia la meta, ma che si
propone almeno di aiutare a viaggiare meglio”).
La
madre possiede la fede, il figlio no. Don Edoardo lo avvicina e lo conduce per
mano su praterie inesplorate dove Luca non si è mai avventurato, verso panorami
a lui sconosciuti. V’è un Dio che parla di sé attraverso le parabole dei
talenti e del figliol prodigo e per mezzo della simbologia della Umanità come
un corpo umano.
Luca
comincia ad avere gravi problemi respiratori ma questo non gli impedisce di
notare una prostituta dell’est europeo e di cambiarle la vita. Alla storia di
Luca si affianca quella di Irina, schiava, umiliata, massacrata, torturata,
seviziata dai propri aguzzini slavi e dai propri lerci clienti. L’ultimo fiato,
prima di perderlo, prima di perdere l’autonomia su tutto, prima del pannolone e
dell’annichilimento del propria fisicità, Luca lo dona a Irina, facendola
ridiventare Anna, fuori dalla belluina ferocia dei propri carnefici, fuori
dall’infame trattamento dei suoi “utenti”.
La
mano fredda della “donna ossuta” lo prende sempre di più per condurlo dove non
vorrebbe andare, ma un’altra, calda, lo tiene per mano.
“Questo
percorso lo faremo insieme, non ti lascerò mai solo” è l’adagio della
seconda parte del libro, che si insinuerà dentro il lettore e che, come Marco
Lodoli ha sostenuto, “prima Vi farà male,
poi bene”.
Mi sovviene
in mente quell’anonimo brasiliano che recita: “perché Signore nei momenti di angoscia la Tua impronta sulla sabbia non
era accanto alla mia? E Dio rispose: “Perché
Ti avevo preso in braccio!”.
Luca è
libero, non più condizionato dalle banalità del mondo e scopre il fratello,
scarso di intelligenza, che gli ha creato sempre imbarazzo con gli amici e le
ragazze. Giorgio - “il talento più scarso
e quello più splendente” - che Luca vede davanti alla statua della Madonna
pregare a voce alta così la Signora lo sente meglio e guarisce prima il
fratello.
E poi
vi sono gli amici, che dovranno affrontare l’impaccio e l’imbarazzo che le
certe patologie creano, ognuno in maniera diversa, ognuno con la propria particolare
fuga.
E’ la
narrazione di una vita grigia trascorsa inutilmente fra facezie e problemi
fittizi che, alla fine, sboccia.
Baldi vergherà di proprio
pugno una lettera indirizzata a don Edoardo per ringraziarlo di tutto…. prima che
tutto si concluda…. che poi non è la Fine, ma solo l’Inizio.
Fabrizio Giulimondi
Anche se è un pò triste, il libro è estremamente attuale e ben fatto. La sensibilità dello scrittore lascia veramente stupefatti. Gran bel libro da conservare gelosamente. Federico
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